La Nuova Sardegna

Cristina Donà intima: «Verità senza rumore»

di Andrea Musio
Cristina Donà intima: «Verità senza rumore»

La cantante martedì chiude a Sassari “Ottobre in poesia”

19 ottobre 2014
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SASSARI. Il rock intimista di Cristina Donà torna in Sardegna. Martedì “l’incantautrice” a partire dalle 21 sarà al Vecchio Mulino per un evento speciale inserito nel cartellone di “Ottobre in poesia”. Unica data nell’isola che anticipa il tour promozionale del nuovo disco “Così vicini” pubblicato qualche settimana fa da Qlb/Believe records. Esibizione in duo, insieme a Saverio Lanza, che insieme alla Donà ha firmato la composizione e la produzione dell’ultima fatica discografica composta da dieci brani inediti. Un particolare ed inconsueto concerto-storytelling che racconterà il suo nuovo lavoro in un modo diverso, più intimo e, appunto, più “vicino”. In un mondo in cui si fa a gara a chi urla di più e gridare la propria rabbia, lei abbassa i toni, parla sottovoce di se stessa.

«Mi fa piacere – racconta Cristina Donà – che si noti questo contrasto e mi piace subito ricordare che questo risultato è anche frutto della collaborazione con Saverio Lanza, coautore e produttore dell’album, con il quale condivido pienamente questa scelta. In un brano di qualche album fa cantavo “Tu mi dicevi che la verità e la bellezza non fanno rumore” e in questo “Il senso delle cose si racconta con parole silenziose”. E’ un valore che si è fatto strada negli anni e che credo arrivi dalla mia educazione, dai miei genitori, persone che hanno fatto tantissimi sacrifici senza mai lamentarsi di nulla e dagli esempi di persone più o meno famose che hanno speso le loro vite per gli altri evitando inutili clamori o pretese – continua l’artista –. Se una verità c’è, se un valore e un’ etica c’è è giusto ricordarlo, raccontarlo, perché arrivi agli altri, ma non serve sbandierarlo ai quattro venti. Sono sempre più insofferente verso chi ha bisogno di gridare le sue imprese. In politica sembra sia un “Must”, un dovere, quello di promettere ululanti illusioni. Vorrei tanto una classe politica che sappia lavorare bene e in silenzio. Forse è un ossimoro e dunque un’utopia».

L'intimità è il filo conduttore di “Così vicini”. Si rivolge ad un grande pubblico ma come se, mettendosi a nudo, parlasse alle persone singolarmente?

«Poter parlare a tanti riuscendo a guardare negli occhi ogni singolo interlocutore credo sia il desiderio più alto di chi fa questo mestiere. Se in qualche modo ci riesco allora sento che ho fatto qualcosa di buono e mi fa venir voglia di continuare ciò che ho iniziato quasi vent’anni fa, pur tra mille difficoltà. Per quel che riguarda il “mettersi a nudo” posso dire che nel momento in cui scrivo non sento un senso di pudore nel dichiarare qualcosa di “intimo e personale” perché è proprio quello che penso di poter condividere con gli altri. E’ proprio quando si scende nel profondo che si possono toccare le corde che fanno vibrare la nostra anima e che hanno la capacità “simpatica” di muovere anche corde degli altri. E’ quella parte di noi che sento di poter condividere».

La sua anima rock ne ha risentito?

«Per quel che mi riguarda è addirittura cresciuta. Per me l’anima rock non si esprime solo attraverso grida e chitarre distorte, ma attraverso un’attitudine che passa anche attraverso la ricerca della profondità».

L'album è' un'esortazione a prendere più tempo e riflettere?

«Spero lo sia. Siamo intrappolati nelle fitte ragnatele di appuntamenti, impegni da svolgere, messaggi a cui rispondere o che attendiamo e tutto il resto. Sono modalità di questi tempi dalle quali non possiamo prescindere ma sempre più spesso, per necessità o per distrazione, ci perdiamo il tempo reale, quello in cui svolgiamo le nostre azioni. Mi piace far riferimento all’infanzia, quel periodo della vita in cui il “qui e ora” è una costante imprescindibile. Così come mi piace ricordare gli anni ‘70, periodo della mia infanzia, come un momento in cui l’umanità sembrava sul punto di fare un salto verso una migliore qualità della vita e dei rapporti umani».

C’è molta attesa per il suo concerto a Sassari...

«Il mio amore per la Sardegna nasce innanzitutto come essere umano. C’è una sorta di rapporto ancestrale con le persone e il paesaggio che mi emoziona sempre molto. Dalla prima data a Sassari nel lontano ’97 con “Le Ragazze Terribili” a oggi gli incontri sono stati tanti, ma mai abbastanza, perché le difficoltà logistiche impediscono un rapporto più costante. Ci vengo come turista e il mio innamoramento si rinnova ogni volta. Mi fa male, molto male, quando vedo che la mala gestione delle nostre straordinarie regioni crea danni abominevoli, in un’Italia che potrebbe basare la sua forza economica sul turismo. “Forse cambierà”, come canta un altro isolano, forse, ma dipende anche da noi».

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