La Nuova Sardegna

i tagli imposti dal governo

Legge di stabilità, più difficile per Paci far quadrare i conti

CAGLIARI. La Legge di stabilità formato Renzi fa sempre più paura alla giunta Pigliaru. Palazzo Chigi ha deciso e imposto: alla Sardegna saranno tagliati altri 97 milioni, saranno queste le entrate...

18 ottobre 2014
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CAGLIARI. La Legge di stabilità formato Renzi fa sempre più paura alla giunta Pigliaru. Palazzo Chigi ha deciso e imposto: alla Sardegna saranno tagliati altri 97 milioni, saranno queste le entrate in meno nel 2015. A tanto ammonterà il contributo straordinario dei sardi per coprire il disavanzo pubblico nazionale e soprattutto evitare all’Italia di essere processata dai burocrati del rigore, a Bruxelles. Se la Regione non dovesse riuscire a ottenere maggiore benevolenza da Roma, è alto il rischio di finire spalle al muro, senza un euro in cassa per gli investimenti, a parte i fondi europei e quello che rimarrà di quelli nazionali.

Come se non bastasse questo dramma finanziario, oltre a quello economico e sociale, a rendere molto agitate le giornate dell’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, ci sono un bel po’ di altri problemi. L’anno prossimo e con la Finanziaria 2015 la Sardegna sperimenterà il pareggio di bilancio, regime che certo libererà l’isola dai vincoli esagerati del Patto di stabilità ma ancora zeppo di misteri e trappole. Ad esempio: il gettito tributario (dall’Irpef all’Iva) è in caduta libera e anche la Vertenza Entrate con lo Stato è tutt’altro che chiusa, con in ballo ancora e almeno 150 milioni, sono queste le altre incertezze. Per di più la Sardegna ha sulle spalle l’intero costo della sanità – è di 3,3 miliardi, la metà abbondante del bilancio regionale – e questo costo continua a essere stimato in aumento, a meno che non arrivi la sciagura dei ticket, sarebbe l’ultimo colpo inferto al già precario stato sociale, ma esclusa dalla giunta. «Faremo di tutto per non caricare sui sardi nuove tasse locali», ha detto il presidente Francesco Pigliaru nel commento a caldo sulla Legge di stabilità, anche se poi è stato lui stesso ad aggiungere: «A essere messo in pericolo prima di tutto sarà il Patto per la salute». Se questo è il quadro, per quadrare i conti (leggi pareggio di bilancio) non basteranno certo i 100 milioni di risparmio sulla spesa annunciati da Paci per il 2015, a far quadrare i conti. O meglio ancora, lasciare alla Sardegna un minimo di soldi da destinare agli investimenti, al netto delle spese correnti, ed è per questo – come ha ripetuto più volte l’assessore – «la nostra ciambella di salvataggio saranno i fondi europei».

Di certo, il momento «è drammatico», ammesso dallo stesso Paci e per lui sarà difficile mettere assieme la prima di dicembre la Finanziaria 2015.

Intanto la Legge di stabilità è finita anche nel mirino del deputato di Sel, Michele Piras: «Siamo alla follia, l’ennesimo taglio di trasferimenti alle Regioni invece di generare risanamento, produrrà effetti catastrofici in territori già compromessi. Renzi è protagonista di un centralismo malato e antistorico, incapace di colpire i veri sprechi. Per cambiare sarebbe servito più coraggio e creatività, invece assistiamo al ripetersi dei soliti e imperdonabili errori».

Anche i Riformatori, con il capogruppo in Consiglio regionale, Attilio Dedoni, intervengono su come sarebbe possibile recuperare maggiori entrate. Secondo loro, è indispensabile pretendere dallo Stato tutte le accise sui carburanti, ma è una strada che la giunta ha già escluso. (ua)

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