La Nuova Sardegna

Il processo-bis davanti alla corte d’assise

di Gianni Bazzoni
Il processo-bis davanti alla corte d’assise

È la prima volta per un rapimento senza la morte dell’ostaggio: Manca e Faedda in aula a Sassari il 12 dicembre

15 ottobre 2014
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CAGLIARI. Due rinvii a giudizio nel processo per l’inchiesta-bis sul sequestro dell’allevatore di Bonorva Titti Pinna. Giovanni Maria «Mimmiu» Manca, 52 anni di Nuoro ma residente a Bonorva, e Antonio Faedda, 44 di Giave, compariranno il prossimo 12 dicembre nell’aula della corte d’assise di Sassari. Lo ha deciso ieri mattina il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Cagliari Giovanni Massidda che ha accolto le richieste del procuratore aggiunto della Dda Gilberto Ganassi. Il gup si è riservato invece di decidere sulla posizione degli altri due imputati: Francesca Sanna, 54 anni di Macomer (difesa da Antonello Spada e Rosaria Manconi) per la quale è stato richiesto il rito abbreviato, e Francesco Angius, 60 anni, vigile urbano di Bonorva (assistito dall’avvocato Luigi Concas) per lui è stato proposto il patteggiamento (un anno e 10 mesi). L’udienza è stata aggiornata al 24 ottobre e in quella data sarà anche affidato l’incarico a un perito per trascrivere le intercettazioni dal dialetto sardo che il pubblico ministero ha allegato ieri.

«Mimmiu» Manca e Antonio Faedda (difesi dagli avvocati Salvatore Asole e Gian Marco Mura) saranno i primi imputati accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione (con ostaggio in vita), in Sardegna, a essere processati davanti a un collegio della corte d’assise. Salvatore Atzas e Natalino Barranca - nel primo processo - infatti erano stati giudicati dal collegio del Tribunale di Sassari. Per la prima volta (probabilmente anche a livello nazionale), infatti, viene applicata la nuova disposizione in materia di competenza penale per i reati di grave allarme sociale. In sostanza si tratta della modifica dell’articolo 630 del codice penale che delinea ed estende le competenze della corte d’assise.

«Mimmiu» Manca e Antonio Faedda erano finiti in carcere nel blitz del 19 novembre 2013 che aveva visto impegnati gli investigatori della squadre mobili delle questure di Sassari, Oristano e Cagliari e i carabinieri del Ros. Sono accusati di avere fatto parte del gruppo di prelievo che il 19 settembre del 2006 aveva rapito Titti Pinna nell’azienda di famiglia a Bonorva, “Monte Frusciu”. E anche di avere trasportato l’ostaggio fino all’azienda di “Lochele” di Salvatore Atzas da dove, poi, era avvenuto il trasferimento alla prigione fatta con le balle di fieno di “Su Padru”. Solo dopo otto mesi trascorsi in condizioni disumane (tanto che nel primo processo è stata riconosciuta anche l’aggravante della crudeltà), Titti Pinna era riuscito a liberarsi e a uscire dalla prigione per raggiungere - dopo diverse cadute - lo stabilimento della «Gmc» e dare l’allarme.

Dopo la cattura dei carcerieri, le indagini erano proseguite con l’intento di individuare i complici, perché la convinzione del pubblico ministero Gilberto Ganassi e degli investigatori era che la banda fosse formata da diverse persone e con compiti ben distribuiti: dagli esecutori materiali del prelievo e del trasporto dell’ostaggio ai basisti.

Sono stati ricostruiti legami e rapporti di lavoro, analizzati gli ambienti dove - secondo l’accusa - è maturata la progettazione e l’esecuzione del sequestro di Titti Pinna.

Determinante, per gli sviluppi dell’inchiesta-bis, le dichiarazioni di un testimone (che avrebbe già subito diverse minacce e intimidazioni). «Mimmiu» Manca è accusato di avere avuto un ruolo di primo piano anche nella gestione delle trattative, fin dalla prima telefonata fatta fare a Titti Pinna alla famiglia per chiedere il riscatto di 300mila euro. Antonio Faedda, invece, avrebbe garantito il supporto logistico.

Su Francesca Sanna ( è stato richiesto il rito abbreviato), invece, ci sarebbero gravi indizi sul suo coinvolgimento nel sequestro: la sera del 26 settembre 2006 era a Mulargia - secondo l’accusa - per recuperare con la sua auto i rapitori che avevano appena incontrato padre Pinuccio Solinas.

Ridimensionata la contestazione per il vigile urbano Francesco Angius: tentata estorsione. Avrebbe chiesto alla famiglia Pinna quanto fossero disposti a pagare per la liberazione di Titti: il gup il 24 ottobre si pronuncerà sulla richiesta di patteggiamento a un anno e 10 mesi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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