La Nuova Sardegna

Accuse schiaccianti ma il 18enne tace

Accuse schiaccianti ma il 18enne tace

Nessuna confessione, il giovane originario di Ortueri è in cella a Sondrio. Gli investigatori hanno molti elementi contro di lui

05 ottobre 2014
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Emanuele Casula si è chiuso in un silenzio impenetrabile. Il giovane, 18 anni, apprendista saldatore residente a Sondrio ma originario di Ortueri, nel Nuorese, non ha confessato il delitto che avrebbe compiuto sui monti della Valtellina e quindi i genitori covano ancora un barlume di speranza.

Ma gli elementi raccolti dagli investigatori sono pesantissimi. L’impronta della sua scarpa sulla canottiera di Veronica Balsamo, 23 anni, la parrucchiera trovata morta in fondo a una scarpata con la testa fracassata a colpi di pietra, le tracce di sangue della ragazzina sui suoi pantaloni e altri indizi raccolti nel corso di 40 giorni di indagini sembrano elementi molto solidi per l’inchiesta. Un mix di droga, farmaci e alcol avrebbe trasformato il ragazzino in una belva, secondo l’accusa: risultato, un omicidio a colpi di pietra e un tentato omicidio a colpi di cacciavite.

«Non conosco Emanuele Casula, forse l’avrò visto una volta e non gli ho mai parlato, ma vorrei sottolineare con forza e per rispetto nei confronti della mia bambina che non era il fidanzato di Veronica – le parole del padre della ragazza uccisa escono pesanti come macigni dalla sua bocca mentre parla con i giornalisti andati a trovarlo nella sua bottega di parrucchiere –. Veronica era una ragazza meravigliosa, amava lavorare perché teneva tantissimo alla sua autonomia. Conosceva l’importanza del lavoro, faceva sacrifici e si è sempre impegnata al massimo. Lavorava in Svizzera, ma era sempre in movimento e pronta ad andare da qualsiasi parte pur di lavorare».

Veronica Balsamo era geometra, ma si adattava a fare qualsiasi lavoro, anche in campagna. Aveva compiuto 23 anni il 2 agosto. «Solo 23 anni e una vita che meritava di essere vissuta – ha concluso il padre che ha poi ricordato tra le lacrime la sera in cui i carabinieri gli avevano comunicato la sua scomparsa –. Non dimenticherò mai quella sera. Era quasi mezzanotte, ero a casa quando ho sentito il campanello. Pensavo fosse Veronica. Ho aperto la porta, erano i carabinieri. Poi...»

Intanto gli investigatori del nucleo investigativo di Sondrio, cooordinati dai sostituti procuratori Elvira Antonelli e Giacomo Puricelli, titolari dell’inchiesta, stanno ancora scavando alla ricerca di altri elementi che possano rafforzare il castello accusatorio. Anche se il materiale raccolto finora sembrerebbe avvalorare le loro tesi. La posizione del diciottenne di Ortueri potrebbe essere resa ancora più delicata dall’aggravamento delle condizioni del sacrestano sul quale il giovane si sarebbe accanito dopo l’incidente, per evitare che diventasse un testimone scomodo.

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