La Nuova Sardegna

È a Platamona la sala parto per tartarughine

di Salvatore Santoni
È a Platamona la sala parto per tartarughine

Salvati 8 mini-esemplari di Caretta Caretta Il racconto di un pescatore e di alcuni turisti

04 ottobre 2014
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SORSO. «Benvenuti a Platamona, la spiaggia delle tartarughine». In futuro, un ipotetico pannello informativo potrebbe recitare così. La quinta discesa a mare sul litorale è lo scrigno scelto - circa 2 mesi fa - da una Caretta Caretta per mettere al sicuro le sue uova. Giovedì, dall’incubatrice naturale affacciata sul Golfo dell’Asinara sono nate 8 creaturine: le prime sette scoperte al mattino da una famiglia bergamasca e l’ultima nel tardo pomeriggio da un pescatore di Sorso. È la prima volta che accade nel nord-ovest dell’isola. Mamma Caretta ha deposto in una zona molto frequentata, fra un pedalò e l’altro, a 10 metri dalla battigia. L’avvistamento ha attivato la macchina organizzativa della Forestale, che presidia l’area H24. Le ultime notti al “quinto pettine” rivelano una processione di torce e smartphone. Decine di occhi sgranati scandagliano, minuto dopo minuto, il piccolo fazzoletto di arenile alla ricerca di una increspatura di troppo, sperando che spunti fuori un altro esserino, tutti pronti ad accompagnarlo verso l’acqua come si segue un bimbo che cammina per la prima volta.

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«Ero in spiaggia con mia moglie e mio figlio: stavo pescando da circa 3 ore quando mi sono accorto che una tartarughina usciva da sotto alla sabbia, all’inizio mi sembrava un giocattolino animato»: così racconta Francesco Sisini. Ma la schiusa più importante è quella vista dalla famiglia di turisti: il loro bambino, Federico, da grande vuole fare «il dottore degli animali» e non dimenticherà lo spettacolo cui ha assistito, quando ha potuto salvare i piccoli esemplari ad alto rischio. «Siamo arrivati in spiaggia e abbiamo notato 7 tartarughine agitarsi pancia all’aria, alcune disorientate lontano dalle altre», dicono i bergamaschi. Il Centro recupero animali marini Asinara è intervenuto con specialisti e veterinari. Il protocollo è dettato dall’assessorato all’Ambiente. E prevede, prima di tutto, la protezione del sito dove si trova il nido. Dopo di che si attenderà qualche giorno, prima di valutare se iniziare a scavare dolcemente la sabbia. Il doppio evento potrebbe essere la fase finale o iniziale di una più ampia nidiata. Per saperlo non resta che attendere. «Il fenomeno è ancor più interessante - dichiara l’assessore Donatella Spano - perché l’area ricade nella parte settentrionale, dove in genere non si osservano deposizioni di uova. L’assessorato dedicherà metterà in relazione questo evento con le caratteristiche naturali della zona dove si è verificato».

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