La Nuova Sardegna

Scontava la pena in un ospizio

Scontava la pena in un ospizio

Era rimasto due giorni nel carcere di San Sebastiano (nella foto), poi Luciano Pinna venne mandato agli arresti domiciliari. Una concessione prevista dalla legge per gli ultrasettantenni. L’omicidio...

22 settembre 2014
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Era rimasto due giorni nel carcere di San Sebastiano (nella foto), poi Luciano Pinna venne mandato agli arresti domiciliari. Una concessione prevista dalla legge per gli ultrasettantenni. L’omicidio era avvenuto il primo marzo del 2001, il muratore aveva confessato due giorni dopo e dopo 48 ore trascorse in cella era ritornato in paese. Qui attendeva il processo. Ma il 9 aprile, quando i carabinieri suonarono il campanello della sua abitazione, per prelevare l’uomo e accompagnarlo in Corte d’assise per il dibattimento, nessuno aprì la porta. Luciano Pinna non era a casa, era evaso dagli arresti domiciliari.

E dopo un turbolento allarme delle forze dell’ordine, dei giudici e degli avvocati, Luciano Pinna fu ritrovato mentre rientrava a casa. Quel giorno, però, lo passò in cella. Poi, la condanna: quindici anni e quattro mesi, che stava scontando ai domiciliari nell’ospizio di Valledoria. E anche in questo caso Pinna fu protagonista di un caso processuale più unico che raro in Sardegna. Sebbene previsto anche per l’omicidio, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi il processo per direttissima viene celebrato nei confronti di imputati di reati di microcriminalità. Ma l’omicidio di Santa Maria Coghinas fu un giallo risolto a tempo di record. Con un assassino che confessò tutto, dicendo: «L’ho uccisa, ma non volevo». (v.m.)

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