La Nuova Sardegna

Omicidio ad Alghero, spunta l’ipotesi dello sfruttamento

di Nadia Cossu
Omicidio ad Alghero, spunta l’ipotesi dello sfruttamento

Abusi e violenze all’origine della tragedia familiare. Oggi la convalida dell’arresto di Roberta Gasperini, lunedì l’autopsia

13 settembre 2014
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ALGHERO. Il lavoro dei carabinieri della compagnia di Alghero e del nucleo investigativo del comando provinciale – in attesa dei risultati dell’autopsia che verrà eseguita lunedì mattina sul corpo di Pietro Girardi – non si ferma. Perché se è vero che il caso può dirsi “tecnicamente chiuso” – c’è una vittima e c’è un colpevole in carcere – è altrettanto indiscutibile che i contorni di questa brutta vicenda siano tutt’altro che definiti. E infatti sotto il profilo investigativo il riserbo degli inquirenti in questo momento è d’obbligo.

Di certo c’è che una donna, Roberta Gasperini (44 anni) mercoledì sera ha confessato nella caserma dei carabinieri di Alghero di aver ammazzato suo marito Pietro Girardi (di 52) colpendolo con diverse coltellate mentre lui dormiva. A lanciare l’allarme, stravolta e in lacrime, una figlia di 22 anni che da un giorno all’altro ha perso suo padre e, in un certo qual modo, anche sua madre. La ragazza era in casa quando nella camera da letto si consumava la tragedia, è stata lei a trovare il padre morto sul letto e la mamma distesa accanto a lui, seminuda. E ancora così l’hanno trovata anche i carabinieri. Ieri Maria Lucrezia è stata portata in un alloggio protetto di Alghero, non viene lasciata sola nemmeno un attimo. Sarà difficile per lei superare un trauma così improvviso e violento.

L’occhio della magistratura – coordina l’inchiesta il pm Corinna Carrara – e dei carabinieri si sofferma in queste ore sul tipo di rapporto che esisteva tra marito e moglie. Un legame che durava nel tempo ma che, stando almeno ai primi accertamenti, era fatto di continui litigi, di aggressioni fisiche e verbali. La Gasperini, a quanto pare, subiva il carattere dominante del suo uomo. Tra gli scenari oscuri che si nascondono dietro questo delitto e che costituiscono una delle piste battute dagli investigatori ci sarebbero anche abusi, costrizioni, sfruttamenti subiti dalla donna. Ma le forze dell’ordine non danno conferme a riguardo. Le indagini viaggiano ad ampio raggio e il sequestro di vari documenti, telefoni cellulari, cartelle e altri oggetti dalla casa di Ungias-Galantè e dalla barca in uso alla vittima fanno capire che i carabinieri stanno tentando di ricostruire l’ambiente intorno al quale si è sviluppato l’omicidio senza tralasciare alcun dettaglio. Forse nemmeno quello di possibili affari poco puliti legati in qualche modo al mondo del sesso.

E il lavoro si complica perché la coppia era poco conosciuta persino dai vicini di Arsago Seprio, nel Varesotto, paese d’origine. Figurarsi ad Alghero, dove vivevano saltuariamente da quattro anni a questa parte. Avevano preso in locazione una casa a ridosso della zona artigianale, ma nemmeno qui avevano instaurato il benché minimo rapporto con il vicinato. E quindi ripercorrere le abitudini di marito e moglie non è stato – e non è – semplice per gli inquirenti che ora avranno il compito di spulciare proprio la mole di documenti e oggetti prelevati dall’abitazione di Ungias-Galanté alla ricerca di qualche particolare interessante per le indagini.

Intanto stamattina in carcere ci sarà l’udienza di convalida dell’arresto. Roberta Gasperini si presenterà davanti al giudice, assistita dal suo avvocato di fiducia Alessandra Pompili.

Il legale ha avuto modo di parlare con lei il giorno dopo l’arresto. Ha trovato in carcere una donna molto scossa, che per anni «è stata bersaglio di violenze di ogni tipo, costrizioni, manipolazioni psicologiche» ha spiegato la Pompili. Nei prossimi giorni il quadro investigativo sarà più chiaro e anche il movente del delitto sarà meno nebuloso.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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