La Nuova Sardegna

Fotovoltaico-trappola, uno spiraglio per i clienti

di Antonello Palmas

Siglata un’intesa tra l’Adiconsum e la finanziaria con cui si erano indebitati Entro il 15 settembre le domande per la conciliazione. L’inchiesta va avanti

04 settembre 2014
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OLBIA. Con una strategia di mercato senza troppi scrupoli avevano convinto ben ottocento famiglie sarde a sottoscrivere un contratto con una finanziaria con la promessa di avere un impianto fotovoltaico a costo zero, addirittura in grado di produrre reddito, come recitavano gli slogan di lancio del prodotto.

Una speranza che si è rivelata una vera trappola, anche perché a cadere nel disegno della Teknosol sono stati spesso nuclei familiari non certo abbienti e proprio per questo attirati dall’idea di azzerare la bolletta e addirittura guadagnare dalla vendita dell’energia prodotta.

Col risultato di trovarsi indebitati e non in grado di pagare quanto sottoscritto con la finanziaria, Consum.it del Monte dei Paschi. La questione è finita da tempo sui tavoli della Procura di Cagliari (siamo ancora nella fase delle indagini).

Ma, al di là di come andrà a finire dal punto di vista giudiziario, c’è chi si mette il problema di come aiutare gli sfortunati che sono cascati nel vortice di quella che per i magistrati potrebbe essere una truffa.

È l’Adiconsum, l’associazione di consumatori che Mirko Idili, segretario provinciale della Cisl gallurese, definisce «il nostro braccio armato». Ieri nella sede olbiese del sindacato è stato fatto il punto sulla strategia studiata per aiutare le famiglie a dimezzare il debito e addirittura chi non ha ricevuto l’impianto a uscire senza spese dall’incubo. Ma i tempi sono strettissimi, occorre fare tutto entro il 15 settembre.

«Vogliamo tutelare tutte quelle persone che in buona fede hanno fatto affidamento sulla professionalità di un’azienda e che ora si trovano “cornuti e mazziati”, senza il servizio promesso e con cifre insormontabili da pagare alle finanziarie delle banche», dice Idili. Con lui Giorgio Vargiu, presidente regionale dell’Adiconsum, e Gabriele Sanna, un ingegnere energetico e nucleare esperto di fotovoltaico attraverso le cui conoscenze è stato possibile approntare un nuovo piano rispetto a quello capestro sottoscritto da tanti sardi. Vargiu spiega che si è scelta la strada della conciliazione con la Consum.it piuttosto che quella, più rischiosa, della causa in tribunale. E ha descritto cosa avevano architettato dal 2009 sino al 2013 quelli di Teknosol, azienda che fa riferimento a un cagliaritano («che però risulta solo un prestanome»): «Un giro di affari che da 20 milioni è lievitato sino a 35 a causa dell’indebitamento dei sottoscrittori – spiega – nato sotto lo slogan “Il tuo impianto fotovoltaico gratis” (peraltro sanzionato dall’Antitrust, ndr). Come hanno fatto a convincere tanta gente? Sostenevano che l’impianto si sarebbe pagato da solo con l’energia prodotta, e che anzi si sarebbe poi giunti a guadagnare da 80 a 100 mila euro. Le tecniche di vendita erano studiate per non dare termini di paragone: così si parlava ad esempio di kilowattora e non di kilowatt. Si riusciva a far credere che in 12 anni e mezzo l’operazione si sarebbe ripagata da sola». Firmando il contratto, si accedeva a una finanziaria che ogni mese richiede il pagamento di una rata che arriva fino a 350 euro, per un importo complessivo di 48mila euro. Che però nessuno riesce a colmare. Si parla anche di un caso di suicidio nell’Oristanese.

Un disastro sociale che Adiconsum sta cercando di bonificare: ha anche chiesto la sospensione del pagamento delle rate e dell’attività di recupero crediti della banca. «Ci si può anche iscrivere alla procedura di conciliazione e poi decidere di procedere in altro modo» ricorda Vargiu, ma occorre fare in fretta. Ancora troppe famiglie non hanno preso una decisione. E avverte che dopo questa esperienza ex collaboratori Teknosol hanno deciso di replicare il progetto.

Insomma, occhi aperti, ad esempio col microeolico, nuova frontiera di possibili truffe: «Prima di sottoscrivere un contratto – dice – rivolgetevi a noi o a una qualsiasi associazione che tutela i consumatori».

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