La Nuova Sardegna

Credito bloccato, Sardegna a rischio usura

di Alfredo Franchini
Credito bloccato, Sardegna a rischio usura

Diminuiscono i prestiti delle banche e aumenta il ricorso alla cessione del quinto dello stipendio e alle carte di credito

24 agosto 2014
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CAGLIARI. Nella Sardegna che arranca aumenta l’usura. Lo sostiene, dati alla mano, un Rapporto della Cgia di Mestre: «Negli ultimi due anni, in Italia, le banche hanno erogato a famiglie e imprese quasi cento miliardi di euro in meno. Con meno soldi a disposizione e con la disoccupazione in aumento, l’usura prende sempre più piede».

Impieghi. In Sardegna Su 24.595.000 euro di impieghi ne risultano a sofferenza 3.112.000 euro cioè il 12,6 per cento, un rapporto davvero troppo alto, segno della grvissima recessione che va a impattare sulle fasce più deboli. Il dato elaborato dall’Ufficio studi della Cgia conferma quanto annunciava nello scorso giugno la Banca d’Italia per la Sardegna: «I finanziamenti all’economia regionale si sono ridotti ulteriormente, a conferma del perdurare della crisi. La domanda di prestiti è rimasta debole e la qualità del credito è peggiorata».

Pericoli. Certo, in Sardegna, l’usura non è paragonabile a quello che accade nelle quattro regioni (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) dove imperversano, rispettivamente, Camorra, Mafia, N’drangheta e Sacra Corona unita; ma se in quelle quattro regioni (a cui si aggiunge il Molise) il rischio è considerato alto, anche la Sardegna supera il parametro stabilito dalla Cgia ed è classificata a rischio medio.

Si salvano solo le regioni speciali del Nord, la Liguria, l’Emilia e il Veneto in cui il rischio è davvero basso; laddove il sistema produttivo funziona. L’indice del rischio usura si basa infatti su una serie di parametri: la disoccupazione, i fallimenti, i protesti, i tassi di interesse applicati ma anche le denunce per estorsione e usura e il rapporto tra sofferenze e impieghi.

Ma con un avvertimento da parte del segretario della Cgia di Mestre, Bortolussi: «Con le sole denunce all’autorità giudiziaria non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura».

Motivazioni. A spingere molte persone nella rete degli strozzini non c’è solo la crisi economica: uno dei primi motivi riguarda le scadenze fiscali. Per i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono anche dopo brevi malattie. Tra tagli alla spesa e consumi low cost, le insidie vengono sempre più dal pagamento di tasse e tributi vari.

Protesti. Nel 2013, i prestiti bancari concessi ai sardi sono diminuiti del 3,5 per cento; ridotti quelli alle imprese e quelli alle famiglie sono scesi del 2,2%. Nell’isola sono in aumento i protesti (fatto 100 l’indice nazionale, la Sardegna è al 78,8), le denunce per esotrsione (58,7 su 100).

Consumi. Quest’ultimo dato va a incrociarsi con quello, in contrasto, dell’aumento del credito al consumo che in Sardegna è cresciuto molto di più rispetto alla media nazionale. Il fenomeno è preoccupante perché al calo dei finanziamenti chiesti per l’acquisto di beni durevoli si contrappone la crescita dei prestiti «non finalizzati» e delle operazioni di cessione del quinto dello stipendio.

Carte revolving. Non è tutto: è in aumento l’uso delle carte revolving, (quelle su cui esiste una linea di credito non concessa in relazione alle entrate). Ad esempio alcune società della grande distribuzione operano come vere e proprie finanziarie, concedendo carte che, se adoperate all’interno del supermercato, portano al pagamento di interessi a tasso elevato per il pagamento dei generi alimentari.

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