La Nuova Sardegna

Migone : «Il comico deve raccontare quello che accade nel quotidiano»

di Simone Repetto

CARLOFORTE. Successo per Paolo Migone, il popolare showman cabarettista che ha terminatol’altra sera, al cineteatro Mutua, la mini tournee tabarchina di due giorni, col suo spettacolo itinerante...

21 agosto 2014
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CARLOFORTE. Successo per Paolo Migone, il popolare showman cabarettista che ha terminatol’altra sera, al cineteatro Mutua, la mini tournee tabarchina di due giorni, col suo spettacolo itinerante “Completamente spettinato”. Organizzato dall'associazione Botti du Shcoggiu, l'evento era l'anteprima della rassegna “Dall'isola, dell'isola di una penisola”. Munito di camice, folta capigliatura e l'ormai immancabile occhio nero, noto a tutti i fans di Zelig, Migone, seduto al centro del palco, ha intrattenuto i tanti spettatori con le battute, nuove e vecchie, che hanno reso celebre un monologo narrante la complessità del rapporto di coppia. «Racconto la lotta continua tra uomo e donna – ha detto - prendendo spunto dalla mia esperienza privata, da cui è iniziato il tutto. Poi, girando l'Italia, molti uomini si confidavano, raccontandomi le loro difficoltà con le mogli. Così riporto altri dolori di uomini nel quotidiano. Ho un modo strano di procedere, non scrivo i testi, quel che vedo lo racconto. E' tutto verbale, non c'è un testo a memoria. I testi diventano tali a forza di ripeterli, nella mia testa. Così lo spettacolo si rinnova sempre, è come cambiare l'acqua ad un acquario. Sono da solo, spesso improvviso. D'estate, la parte più divertente del mio lavoro è improvvisare. Racconto i viaggi, quello che mi succede in giro e la gente lo apprezza parecchio». Come dargli torto, visto gli applausi e le risate in sala. Racconta: «Sette spettacoli fa, ad esempio, è venuta fuori una notizia di Renzi, con le sue famose scadenze per realizzare obiettivi. Allora ho preso un sacchettino, con sassetti numerati, li ho estratti come fosse una tombola e l'ho imitato. Un modo per fare satira in maniera diversa. La situazione è talmente pesante in Italia che è un dovere, per noi comici, dire la nostra su quello che succede, difendendo un'idea». Per Migone, si è chiusa bene l'esperienza tabarchina. «Ottimo aver avuto un teatro di 300 posti tutto per me, il massimo per un cabarettista, piuttosto che una sala da mille. Mi da la giusta intimità col pubblico. Sbarcare a Carloforte è stato bello, ho respirato l'aria di casa, in quanto mia nonna parlava genovese».

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