La Nuova Sardegna

Emozioni con i Candelieri: folla nel cuore di Sassari

di Pinuccio Saba
Emozioni con i Candelieri: folla nel cuore di Sassari

In 100mila al passaggio dei 10 ceri votivi addobbati simbolo della città e dei suoi antichi mestieri. Fede e devozione, ma anche una festa di popolo. Turisti in estasi davanti alle evoluzioni dei portatori - VIDEO 1 - VIDEO 2 - FOTO

15 agosto 2014
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SASSARI. Alla fine e anche se con qualche minuto di ritardo, Sassari ha sciolto il voto alla Madonna dell’Assunta, un voto antico di secoli che però non ha mai perso devozione e fascino.

La Faradda ha rispettato il copione di sempre, con la folla che ha fatto da ali al passaggio dei dieci ceri votivi, qualche volta ne ha quasi impedito il passaggio o le evoluzioni, soprattutto nel tratto più stretto e più ripido del Corso. Fortunatamente nessun incidente ha turbato la Festha Manna, se si esclude qualche ruzzolone o quel pestone rimediato nella calca. E va detto che in occasione della Festha Manna, il 118 ha rafforzato il servizio: oltre alle due moto ambulanze e alle ambulanze posizionate in punti strategici, c’erano anche quattro squadre a piedi pronte a far fronte a ogni evenienza. Una Faradda che, è bene ricordarlo sempre, è soprattutto un momento di fede. E per capire quanto sia profonda la devozione dei sassaresi per l’Assunta, bastava entrare nella chiesa di Santa Maria in Betlem prima dell’arrivo dei Candelieri. Qui, una fila lunghissima di uomini, donne, bambini, anziani, infermi, in attesa di potersi avvicinare al simulacro della Vergine per una brevissima preghiera o per sfiorare con un tocco leggero anche solo i sandali della statua. Una devozione che è quasi “incisa” nella pelle dei gremianti e dei portatori. Che anche quest’anno, questi ultimi, non si sono proprio risparmiati. E in quel lungo percorso che da piazza Castello arriva fino al sagrato della chiesa di Santa Maria, non si sono risparmiati di sicuro.

Una festa di fede e devozione, ma anche una festa di popolo. Un binomio inscindibile per i sassaresi. E per i tanti forestieri che in occasione della Faradda di li Candaleri hanno raggiunto il centro storico di Sassari, il cuore della città.

Un centro quanto mai affollato, vivo e vivace. Tutti i vicoli e le stradine che si affacciano sul percorso dei candelieri erano un brulichio di persone: gremianti, i loro familiari, semplici curiosi che si allungavano per una rapida visita alla sede del Gremio o alla casa dell’obriere.

In quei pochi chilometri che separano piazza Castello da piazza Santa Maria c’era un’intera città, con il suo senso di appartenenza a una storia antica di secoli. Che hanno i forestieri, gli ospiti, hanno percepito. Anche chi arriva da molto lontano. Come quei tantissimi immigrati che da anni, se non decenni, vivono nella parte bassa del centro storico. Che, in qualche modo, sono entrati a far parte della comunità sassarese. E così non fa più meraviglia sentire un immigrato, magari un ragazzino o una ragazzina, che si esprimono in parlata sassarese. E che in occasione della Faradda hanno tirato fuori dagli armadi (o acquistato di recente) quello che una volta era l’abito della festa. Il pubblico. Uno spettacolo nello spettacolo.

Ma i protagonisti indiscussi sono stati i dieci ceri, i Candelieri diventati Patrimonio immateriale dell’Umanità, che hanno dato spettacolo. Sì, perché anche se si tratta di una festa religiosa, ogni gremiante vuol far bella figura. Con questo spirito, ogni Candeliere sembra non pesare poi tanto. Almeno a chi li osserva. Ma poi quei trecento chili di legno, stoffe e decorazioni, si inclina su un lato, ritrova l’equilibrio, si piega all’indietro ma come per magia viene raddrizzato con una robusta spallata. E allora ci capisce la fatica dei portatori e si ammira la loro maestria, del capo candeliere che dirige le coreografie, dei musicanti e dei tamburini che danno il ritmo alla danza di quell’enorme cero di legno.

E per tutti c’è un applauso, che si trasforma in ovazione quando il Candeliere passa vicino alla sede del Gremio o alla casa dell’obriere. O più semplicemente quando si ferma a ballare davanti al un luogo abitualmente frequentato dai gremianti. Una Festha Manna filata liscia, grazie anche all’imponente ma discreto servizio di sicurezza che ha coinvolto tutte le forze dell’ordine.

Inutile “dare numeri”, ipotizzare le migliaia di persone che hanno assistito alla Faradda. Di gente ce n’era tanta che ha seguito la processione, l’ha attesa lungo il percorso, l’ha accompagnata fino al sagrato della chiesa di Santa Maria. Dove i portatori hanno dato libero sfogo alla loro maestria, alla fantasia nella preparazione delle coreografie, alla voglia di “far ballare il Candeliere” ancora una volta, prima di entrare in chiesa per l’ultimo atto della processione: il ringraziamento alla Vergine Assunta per aver liberato la città da una devastante pestilenza.

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