La Nuova Sardegna

Mondo d’arte e silenzi. Da Orani fino a Nule

di Anna Sanna
Mondo d’arte e silenzi. Da Orani fino a Nule

Le tappe originali e poco turistiche della nostra regione

14 agosto 2014
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SASSARI. «Ai miei ospiti in visita in Sardegna proporrei un bel giro di chiese romaniche a cominciare da Saccargia. E poi San Pietro di Sorres, San Giovanni di Sinis, la cattedrale di Ottana con il polittico che raffigura Mariano d’Arborea, il padre di Eleonora. Per l’architettura e per i bei paesaggi intorno. Per chi pensa alla Sardegna come a qualcosa di estremamente vacanziero, di frivolo, di estivo, è un percorso certamente più austero, ma c’è dietro quello che noi siamo stati veramente, prima di diventare purtroppo molto spesso una specie di Disneyland».

L’isola del silenzio.È un’isola fatta di arte, di silenzi e di paesaggi antichi quella della scrittrice Bianca Pitzorno. Nel suo personale itinerario come guida a un amico in Sardegna, una tappa sarebbe certamente Orani, per ammirare le opere di Mario Delitala e Costantino Nivola: «A maggior ragione adesso che il Museo Nivola rischia di chiudere, bisognerebbe visitarlo subito – continua la scrittrice – è bello anche il paese,la facciata della chiesa con quelle decorazioni così singolari con un incontro tra la storia e l’arte». Da far conoscere poi, sicuramente le tradizioni della Sardegna tra artigianato e costumi tipici: «Un posto molto suggestivo è Nule, con il Museo del tappeto perché davvero lì si capisce il modo in cui si tingeva la lana con le piante naturali per ottenere i colori inconfondibili dei tappeti sardi – spiega – a chi viene da fuori poi risulta incredibile come una terra così piccola abbia così tanti costumi tradizionali tanto diversi tra di loro, quelli di mare, quelli di montagna come quello di Tempio, e poi quelli colorati dell’interno. Non credo esista una regione con così grande ricchezza e varietà. È strano perché in fondo era una società chiusa, austera, che ha prodotto però questo scoppio di colore».

I luoghi dell’infanzia. Ci sono poi i luoghi legati al ricordo dell’infanzia e dell’adolescenza, dai contorni però ormai troppo diversi dalla realtà di oggi: «La speculazione edilizia ha rovinato i posti che erano più belli – continua - prima ancora di nascere i genitori mi hanno portato in pancia a Stintino che era allora un borgo di pescatori, io ricordo ancora che non c’era l’elettricità, avevamo la lampada a petrolio, non c’era l’acqua e la portavano con le cisterne, non c’era la strada per la Pelosa, ci si arrivava in barca. Se anziché un turista dovessi portare un sardo a Stintino gli direi “guarda, ti ricordi com’era bella”. Ad Alghero invece la costa è stata rispettata di più, già la spiaggia dal Lido a Fertilia non ha avuto tante costruzioni, e da Fertilia a Capocaccia ci sono ancora chilometri e chilometri con dei punti bellissimi, anche questi da mostrare sicuramente a chi viene da fuori».

Oltre le spiagge. Al di là delle spiagge, ci sono le perle nascoste, quelle che non ti aspetti, come Monteleone Roccadoria, incastonata tra l’acqua e la roccia: «È un posto bellissimo e purtroppo quasi spopolato, anche lì c’è una chiesa romanica e poi ha quella veduta a picco sul lago bellissima, affascinante, e poi quella sensazione di silenzio e solitudine: è veramente una Sardegna ancora un po’ deleddiana – dice la scrittrice - ci porto sempre i miei ospiti perché non se lo aspettano, non si aspettano tanta acqua, non si aspettano di dover salire così in alto, non si aspettano un paese deserto, dove non c’è più la scuola, non c’è più neanche un panificatore tanto che portano il pane da Romana. In più era la rocca di Brancaleone Doria , il marito di Eleonora D’Arborea, e così torniamo sempre alla storia e a una Sardegna che non è tanto conosciuta».

La Costa Smeralda. Sicuramente lontanissima, non solo fisicamente, dalla rotte ambite dai vacanzieri.

«Un posto in cui non porterei mai chi venisse a trovarmi in Sardegna è la Costa Smeralda. Io l’ho vista nascere perché in quegli anni lavoravo con l’università di Cagliari, con il professor Lilliu facevamo degli scavi archeologi ad Arzachena. C’erano già le prime costruzioni, già allora un caffè veniva fatto pagare 40 volte di più rispetto al prezzo che veniva praticato in altre parti dell’isola- conclude - stava nascendo veramente un corpo estraneo all’interno della Sardegna».

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