La Nuova Sardegna

Il Banco “taglia” e i paesi già spopolati rilanciano l’allarme

di Pier Giorgio Pinna
Il Banco “taglia” e i paesi già spopolati rilanciano l’allarme

L’Anci: «Siamo solidali, ma a essere colpevole è lo Stato» Il direttore dell’istituto Cuccurese: «Garantiremo i servizi»

14 agosto 2014
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SASSARI. Sos dai paesi a rischio spopolamento. Molti amministratori locali temono che l’annunciato addio del Banco di Sardegna ai propri sportelli su alcuni territori contribuisca ad accelerare il processo di marginalizzazione dei loro comuni. Tra i primi a lanciare l’allarme, il sindaco di Lei, nel Marghine. Ma i timori si estendono già ad altre zone interne dell’isola. Con parecchie reazioni. I sindacati dei bancari attendono di valutare l’intero piano industriale dell’istituto. Solidarietà, ma soprattutto accuse allo Stato, da parte dell’Anci. Mentre i vertici del Banco danno garanzie, spiegando che i servizi nelle aree interessate alla chiusura saranno il più possibile garantiti.

Dice Giovanni Dettori, della Uil, che segue la vertenza con i colleghi di Cgil, Cisl e Fiba: «Dopo il nostro sciopero ai primi di luglio una vera trattativa non è ancora iniziata. Attendiamo di conoscere meglio i dettagli del piano di razionalizzazione. È certo che molti dei progetti originari sono già stati ridimensionati. Ma è chiaro che alcune comunità locali, se private dei servizi, protesteranno». «Perché – come aggiunge il suo collega Ugo Niedda – storicamente il Banco ha sempre assicurato la sua presenza in tutta l’isola».

«Siamo a fianco degli amministratori che giustamente vogliono mantenere nelle proprie realtà tutti i centri economici – afferma Piersandro Scano, presidente dell’Associazione dei comuni - Ma prima di criticare le banche me la prendo con lo Stato, che sta abbandonando questi centri privandoli persino delle scuole e delle poste». «È complicato – aggiunge poi – pigliarsela con società private che devono stare sul mercato quando le istituzioni pubbliche non mettono in atto strategie antispopolamento. E contro questi fenomeni sarà bene che tutti - Stato, Regione, Ue - usino meglio proprio le risorse europee».

Getta acqua sul fuoco della polemica il direttore generale dell’istituto. «Oggi non succede nulla di diverso rispetto a quanto previsto 3 anni fa nel piano industriale 2012-2014 – spiega Giuseppe Cuccurese – In quel documento era prevista la necessità di razionalizzare la rete con la chiusura degli sportelli in perdita, che già offrivano un servizio limitato ad alcuni giorni alla settimana e che distavano pochi km da altri che ne avrebbero potuto assorbire l'attività». Per aggiungere subito: «Ricordo che questa iniziativa, avviata in un momento in cui l'intero sistema bancario sta riconsiderando il proprio posizionamento ogni dove, è nata tenendo ben presenti le esigenze della popolazione, la frammentazione del territorio e la mission del Banco. E proprio per continuare a garantire il servizio in oltre l'80% dei comuni sardi abbiamo assunto la decisione di trasferire una decina di sportelli mono addetto a parziale operatività in altri nelle vicinanze, a una distanza da 1 a un massimo di 7/8 km». «Inoltre installeremo in ognuna delle piazze interessate un bancomat e valuteremo con i sindaci altre possibili iniziative per minimizzare i disagi – conclude Cuccurese – Abbiamo assunto queste decisioni con senso di responsabilità. Nell’isola il Banco ha una rete di 358 sportelli, per cui stiamo parlando di una riduzione veramente di poco conto e comunque necessaria per razionalizzare i costi. A ogni modo, non ci saranno ricadute sul piano occupazionale: anzi, le risorse recuperate andranno proprio a rafforzare gli sportelli di appoggio».

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