La Nuova Sardegna

Barche in fuga dai porti, in banchina solo maxi-yacht

di Alessandro Pirina
Barche in fuga dai porti, in banchina solo maxi-yacht

La stagione era partita abbastanza bene, ma il maltempo ha fatto crollare accosti e fatturati La crisi non contagia la Costa Smeralda. A Porto Rotondo sorpasso degli stranieri sugli italiani

11 agosto 2014
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SASSARI. Non bastavano la crisi, le tasse e il caro carburante. Quest'anno a tenere lontane le barche dalle coste dell'isola ci si è messo pure il maltempo. Il 2014 doveva essere l’anno della riscossa della nautica. Le aspettative sulla stagione erano più che positive. Lontane dai fasti precedenti alla Grande recessione ma migliori dei numeri degli ultimi anni. A maggio e giugno più o meno in tutta l’isola si erano registrati segnali di ripresa, ma poi luglio si è vestito da novembre e ha mandato all’aria i piani degli operatori. «È stato un mese drammatico – racconta Franco Cuccureddu, presidente del consorzio della Rete dei porti –. L’estate era partita benino, con un leggero incremento degli accosti, ma a luglio la situazione è precipitata. Con crolli fino al 50 per cento».

Il luglio autunnale. Cuccureddu fa anche alcuni esempi. A partire da Castelsardo, dove lui è sindaco, e dove a maggio e giugno si è assistito a un aumento delle presenze in banchina pari al 20 per cento. Un segno più che è stato vanificato da un luglio in versione autunnale. Più o meno quello che è accaduto ad Alghero, dove il maltempo ha cancellato i risultati positivi dei primi mesi. Paradossalmente invece le piogge hanno aiutato Stintino a incrementare il fatturato. «L’estate era iniziata male – dice ancora Cuccureddu –. Stintino è un porto un po’ isolato che spesso viene saltato. A maggio aveva perso il 10 per cento rispetto al 2013. Anche luglio, sulla carta, aveva visto meno accosti, ma poi le barche sono state bloccate in porto, prigioniere del maltempo, e questo ha permesso un aumento del fatturato del 15 per cento».

Grandi numeri in Costa. Anche sulla costa orientale a luglio si è registrata una frenata, con decine di imbarcazioni che hanno disdetto le prenotazioni, ma ad agosto il traffico è ripartito a pieno ritmo. Come non si vedeva da anni. «Noi siamo in un posto fortunato, è innegabile – ammette Giacomo Pileri, direttore della Marina di Porto Rotondo –. A luglio, è vero, c’è stato un calo per colpa del meteo, con molte disdette. Ad agosto, però, la situazione è tornata nella norma. Questa settimana stiamo occupando anche la banchina carburanti. Ma è in generale che sto vedendo un incremento. Nello specchio di mare tra Porto Rotondo e Porto Cervo ci sono in rada tantissimi maxi yacht dai 60 metri in su come non si vedeva da anni. Stanno nella parte esterna del porto, non possono accostare, ma anch’essi creano un indotto per il territorio».

Stranieri a Porto Rotondo. La Costa Smeralda, dunque, non conosce crisi. Ma a differenza di prima sulle barche di medio grandi dimensioni sventolano meno tricolori. A Porto Cervo non è una novità. Da sempre la capitale della Costa Smeralda parla straniero. Ma non Porto Rotondo, per 40 anni regno delle vacanze di romani e milanesi. «Quest’anno c’è stato il sorpasso – racconta ancora Pileri –. Per la prima volta abbiamo più barche straniere che italiane, 55 per cento contro il 45. Numerosi gli inglesi, ma buone presenze anche di russi, francesi e americani. E pensare che vent’anni fa gli yacht italiani erano l’80 per cento. ».

Boom di maxi yacht. Numeri positivi anche al porto di Cala Bitta, a Baja Sardinia, che come Porto Rotondo fa parte del gruppo Molinas. «Luglio è andato male, ma ad agosto c’è stata una forte ripresa – spiega Pileri –. Anche perché può ospitare yacht fino ai 30 metri. Imbarcazioni che non conoscono crisi. Fa parte del nostro gruppo anche il Portus Karalis, nel centro di Cagliari. Purtroppo al suo interno possono accostare solo due giga yacht e ci tocca dire molti no».

Diportismo a 5 stelle. Il turismo nautico a 5 stelle, dunque, tiene alto il morale nei porti galluresi. «Il diportista di maxi yacht in transito spende nei porti una media giornaliera di 1.850 euro – racconta Cuccureddu, citando una statistica di Sardinia yacht service –. Il diportista è il turista con la maggior capacità di spesa. Ma oggi si fa di tutto per tenerlo lontano. Tasse, controlli. Per non parlare del carburante che rispetto alla Francia costa 50 centesimi in più. E per i porti del nord dell’isola, a poche miglia dalla Corsica, è un danno enorme». La crisi della classe media. A tutti questi problemi bisogna aggiungere la crisi che ha falcidiato la classe media italiana, quella che dopo gli anni ’80 “si era fatta la barca”. «Chi aveva un motoscafo di 12 metri o l’ha venduta o la tiene ferma – conclude Cuccureddu –. Quel tipo di diportista italiano è sempre più raro. Mi auguro che gli stranieri ci aiutino a chiudere la stagione almeno con i numeri del 2013. O, perché no, anche un pochino meglio. Giusto per vedere la luce in fondo a questo tunnel senza fine».

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