La Nuova Sardegna

Il marito di Dina Dore: sono innocente

di Valeria Gianoglio
Il marito di Dina Dore: sono innocente

Francesco Rocca ha risposto alle domande del pm Tronci. «Non so spiegarmi se volessero rapirla o portare via le armi»

27 giugno 2014
5 MINUTI DI LETTURA





NUORO. «Come mi dichiaro? Innocente. Cosa penso che sia successo quel giorno? Guardi, sinceramente non lo so. Ma su quanto è accaduto – dice Francesco Rocca – ho avuto mille idee in testa: non riesco a capire se la volessero portare via o volessero puntare alle armi che avevo in casa. Non lo so. L’unica cosa che so è che io non avevo motivi di rancore con nessuno. E no, non ho mai creduto che ad ammazzare mia moglie sia stato Gavino Pira, all’epoca lo avevo indicato solo come una delle persone che poteva avere motivi di astio nei miei confronti, ma non credo che sia stato lui a uccidere mia moglie. Credo, però, che sia per causa sua che io mi trovo qua, e sono in carcere. Sono certo che sia stato lui, a organizzare tutto questo, attraverso confidenze, attraverso lettere anonime. Era spinto dall’odio nei miei confronti perché convinto che io lo avessi accusato».

«Ho ceduto a una debolezza». «Le frasi infelici nei confronti di Dina? Molte le posso spiegare, altre, lo dico, sono state infelici e figlie di un periodo molto difficile. Un periodo nel quale avrei detto di tutto per far sì che la relazione che avevo con Anna Guiso non finisse. Capii solo dopo che era un errore. Quella relazione di sicuro è stata un mio grave errore, ho ceduto a una mia debolezza. Dina si era accorta che ero distratto, e c’è stato un momento nel quale ho anche cercato di recuperare. Qualcuno, poi, come Adriana Manca, mi aveva suggerito di troncare con Anna. E anche il fidanzato di Anna, Antonio Piu, sapeva tutto dal Carnevale 2008. Non è vero, come ha detto Anna, che glielo aveva detto il giorno dell’omicidio».

Giacca e pantaloni grigi, camicia a righe, sneakers ai piedi. Sette anni e venti chili dopo, Francesco Rocca, è un uomo di 44 anni al quale un anno e mezzo di carcere sembra aver tolto la spavalderia di altri tempi e donato invece equilibrio e maturità. Sono quasi le 11 esatte di ieri mattina, quando il dentista gavoese accusato di essere il mandante dell’omicidio della moglie Dina, si siede in corte d’assise, incrocia le gambe, e si sottopone all’esame delle parti. Sa già, lo sa perfettamente, che il pm Danilo Tronci, di lì a poco gli chiederà conto di tutto, degli sms all’amante nei quali definiva una donnaccia, la moglie defunta, di altri messaggi nei quali, alla stessa Anna Guiso, diceva «un giorno saprai cosa ho fatto per te», e alla moglie Dina, invece, scriveva «Vengono, ti prendono, e mancu t’inde abbizzasa», vengono, ti prendono e manco te ne accorgi. Ma per tutto, o quasi, Francesco Rocca, ha una spiegazione che nasce dal contesto e dallo stato d’animo nel quale, dice, si trovava allora.

«Facevo tutto per Anna». «Alcune frasi – ammette – sono state infelici, ma vanno comunque inserite nel loro contesto e ricondotte a una stessa motivazione: c’è stata una fase, dopo la morte di mia moglie, nella quale mi ero attaccato ad Anna Guiso, lei si era attaccata molto a mia figlia, volevo costruire qualcosa con lei. Per questo, al telefono, che sapevo fosse intercettato e questo prova che non avessi nulla da nascondere, le dicevo di tutto. Volevo accattivarmela».

«Un giorno saprai cosa ho fatto». «Cosa intendeva – gli chiede il pm Danilo Tronci – ad esempio quando alla Guiso aveva scritto “Un giorno saprai cosa ho fatto per te”? «Cos’è, signor Rocca, che aveva fatto per Anna Guiso?». Francesco Rocca risponde deciso: «Non mi riferivo a una cosa in particolare, piuttosto a un atteggiamento generale, a un insieme di cose che avevo messo in atto nella seconda fase della nostra relazione, quando, dopo la morte di mia moglie, mi ero attaccato molto a lei, e lei a me. Ma lei era gelosa anche del mio passato, anche del mio passato con Dina. Per questo, per non farla ingelosire, feci di tutto, compreso cedere la campagna dove andavo con Dina, o prometterle che avrebbe battezzato Elisabetta, anche se sapevo che Dina avrebbe voluto che la battezzasse la sorella Graziella. E poi comunque non se n’è fatto niente perché sono stato arrestato».

«Vengono e non te ne accorgi». «E cosa intendeva – ribatte il pm – quando a sua moglie, invece, aveva scritto “Vengono, ti prendono, e mancu t’inde abbizasa?”». «Va letta insieme a quello che le avevo scritto prima – risponde Rocca– era un modo di dire, perché quel giorno ero entrato nel garage perché dovevo restituire una gomma d’auto che un mio amico mi avevo prestato. Ero entrato nel garage, avevo preso la gomma, uscito, e Dina che era al piano di sopra non si era accorta di nulla, non si era nemmeno affacciata per chiedermi cosa stessi facendo. Ecco, per questo le ho scritto quel modo di dire. Come dire “Non ti accorgi proprio di nulla”». Spiega tutto, insomma, Francesco Rocca, e appare anche fermo, nelle sue risposte, e riflessivo. Ma alla domanda su alcuni messaggi che riguardavano anche la figlia, per qualche istante, gli occhi gli diventano più tristi.

«Perché Lai la accusa?» E anche sui suoi rapporti con Pierpaolo Contu, l’attuale e presunto killer di Dina Dore, e Stefano Lai, il superteste, Rocca spiega tutto. «Erano due ragazzini che venivano spesso con me e la mia compagnia a caccia. Li frequentavo anche in paese». «Se Stefano Lai era un suo amico come lei dice, come si spiega che a un certo punto le si è rivoltato contro accusandolo?» gli chiede l’avvocato di parte civile, Mariano Delogu.

«Mi creda – risponde Rocca – non riesco a spiegarmi perché mi ha accusato. So solo che qualche giorno prima che mi arrestassero, quando già aveva riferito tutto alla polizia, si è seduto con me, tranquillamente, in un bar. E poi suo padre, sia prima, sia dopo il delitto, ha lasciato tranquillamente che il figlio venisse con me, e mi frequentasse. Vedo abbastanza inverosimile che un padre possa affidare il figlio a uno che crede capace di uccidere la moglie».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative