La Nuova Sardegna

CyberRoad, la guerra al terrorismo sul web comincia in Sardegna

di Felice Testa
CyberRoad, la guerra al terrorismo sul web comincia in Sardegna

Parte dall’università di Cagliari il progetto sul piano strategico europeo contro il crimine informatico

25 giugno 2014
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CAGLIARI. Cinquecento miliardi di euro l’anno. Tanto fruttano alla criminalità le truffe e le attività illecite su internet. Seicentomila i profili facebook manomessi ogni giorno, oltre cinquecento milioni le vittime, 18 al secondo. Numeri che parlano di una crescente esposizione al pericolo, su un terreno, il web, frequentato da milioni di cittadini e che lo sarà ancora di più nei prossimi anni.

La lotta al crimine e al terrorismo informatico, a livello europeo, parte dall'università di Cagliari. Ieri, all'hotel Regina Margherita, si è tenuto il meeting di avvio di CyberRoad, un progetto biennale di ricerca contro le attività illecite che coinvolge venti paesi europei. Il capofila è l'ateneo cagliaritano, con i ricercatori del PraLab, guidati da Fabio Roli, docente del dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica della facoltà di ingegneria di Cagliari, e l’obiettivo di elaborare il Piano di ricerca europea sui crimini e gli atti di terrorismo informatici. L’intera ricerca è finanziata dalla Commissione Europea, con un milione e trecentomila euro.

«Il progetto – spiega il direttore del PraLab, Fabio Roli – è partito il 1° giugno, durerà due anni e dovrà fornire alla Commissione europea il piano strategico di difesa dai crimini tecnologici e dal terrorismo informatico. Dovrà elaborare strumenti tecnologici ma anche giuridici ed educativi, per difendere i cittadini dalle truffe e da attacchi terroristici. Il terrorismo via internet è una realtà ormai operativa da tempo. Basti pensare ai recenti attacchi alle centrali nucleari iraniane, attraverso il virus informatico Stuxnet. Per un mese le centrali iraniane sono state bloccate dal virus. Di fatto si è trattato di un attacco militare perfetto: senza morti, senza distruzioni e senza neppure la certezza di chi sia il nemico che ti ha aggredito». Se le azioni terroristiche via internet interessano, principalmente, le grandi potenze, all'interno di conflitti militari tra stati, le operazioni di phishing, le truffe informatiche che cercano di convincere gli utenti della rete a fornire dati personali sensibili con lo scopo di rubare credenziali e identità, riguarda, ogni giorno, chiunque operi sul web.

«La criminalità informatica – precisa Roli – lavora su grandi numeri con centinaia di migliaia di e-mail spedite ogni giorno. Non si tratta di attacchi portati da singoli hacker, ma di vere e proprie organizzazioni criminali che operano attraverso modalità Botnet che rendono difficile individuare da dove partano i loro attacchi. Proteggere i cittadini su internet significa fornire ai governi “bracci tecnologici” e “bracci giuridici” che consentano di stabilire i confini tra cosa deve essere limitato sul web e cosa deve essere lasciato libero per non distruggere la natura stessa della rete. Oggi, esistono vuoti legislativi da colmare. Non è neppure sicuro, dal punto di vista delle norme, se internet sia da considerarsi uno spazio reale oppure no. Quello che è certo è che le truffe e le attività criminali nel mondo virtuale hanno ricadute concrete sul mondo reale e sulle persone. L'università di Cagliari – conclude – ha già elaborato applicazioni per proteggere gli utenti dai virus scaricati dai Qrcode, e dall'intrusione di malintenzionati in sistemi che riconoscono gli utenti dal viso o dalle impronte digitali, come già avviene in alcuni smartphone. In questi due anni il gruppo di CyberRoad fornirà alla commissione europea un ventaglio di interventi per rendere più sicuro per tutti il web. Poi spetterà ai politici renderlo operativo».

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