La Nuova Sardegna

Regione: stop alle spese di Sardegna.it

di Mauro Lissia
Regione: stop alle spese di Sardegna.it

La società in house non potrà più affidare incarichi esterni, tagliati anche 3 milioni destinati all’aumento di personale

19 giugno 2014
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CAGLIARI. Sotto inchiesta per la presunta affittopoli, richiamata dalla Corte dei Conti per i ritardi biblici nella realizzazione del Sisar -il sistema di informatizzazione dei dati sanitari - la società in house Sardegna.it finisce dietro la lavagna e sotto stretto monitoraggio della giunta regionale: dal 17 giugno, data in cui Francesco Pigliaru ha firmato la delibera numero 22, non potranno più essere affidati incarichi all’esterno, tranne quelli strettamente necessari e comunque autorizzati dagli uffici dell’assessore agli affari generali Giammario Demuro. Esaminati i costi del personale, l’amministrazione ha deciso di dire basta agli sprechi e ha bocciato senza appello il budget e il piano degli obiettivi che Sardegna.it aveva presentato per il 2014. In cifre, significa che non si potranno spendere i 3 milioni e 373 mila euro previsti come aumento del costo per il personale, che sarebbe passato da 6 milioni e 820 mila euro a 10 milioni e 194 mila euro. Saltano anche i 10 milioni destinati alla creazione di una web-tv, per una ragione semplice che Pigliaru spiega nella delibera: «Tale intervento - è scritto - non è previsto da alcuna deliberazione della giunta regionale o da altro atto di programmazione regionale, ma bensì da una generica indicazione strategica». Non solo: d’ora in poi se ci sarà bisogno di bandire una gara d’appalto per qualche servizio, sarà la Regione a pensarci e non più la società in house. In pillole: taglio netto degli incarichi e delle spese, una riga blu sul progetto televisivo mai decollato, niente più appalti allegri e richiamo secco al rispetto degli equilibri di bilancio. Il budget 2014 appena bocciato dovrà essere rifatto e riproposto tenendo conto dei rilievi entro il prossimo 30 giugno.

Il richiamo non significa che Sardegna.it debba sparire dalla scena: il bilancio 2013 è stato approvato dalla giunta, il lavoro di implementazione dei dati sanitari e di collegamento telematico fra le Asl sarde potrà proseguire, ma su canali precisi e con regole severissime da rispettare a puntino. Soprattutto in riferimento alle norme che regolano la concorrenza: nella delibera si spiega infatti che la semplice esistenza di una società in house rappresenta una deroga ai principi della libera concorrenza, perché sui servizi affidati alla società prescelta non avviene alcuna selezione pubblica. Perché una società in house non finisca fuori legge serve quindi che la Regione eserciti il «controllo analogo», una verifica rigorosa e costante di ogni atto dell’impresa come se si trattasse di un ufficio interno. Ma questo - è scritto nella delibera della giunta - per Sardegna.it non è avvenuto. Al contrario si è andati avanti affidando all’esterno tutto ciò che si poteva affidare, senza alcun rispetto delle procedure ad evidenza pubblica. Da qui una sequenza di prescrizioni contenute nella delibera 22/12, che dovrebbero servire a rimettere Sardegna.it sul binario della legittimità e al riparo da rischi giudiziari.

Fin qui il futuro. Su quanto avvenuto a Sardegna.it fino ad oggi però restano intatti gli interrogativi sollevati dalla Procura ordinaria e dalla Corte dei Conti. Il pm Gaetano Porcu indaga sul generoso canone d’affitto concesso dalla società in house al gruppo Zuncheddu, la magistratura contabile sul ritardo accumulato nella messa a regime del sistema Sisar: doveva essere operativo il 31 marzo 2010, ma tra proroghe e rinvii si trova ancora in alto mare. Doveva costare 24 milioni di euro, ma a forza di "estensioni" del contratto d'appalto e integrazioni del progetto alla fine del 2013 la Regione aveva già impegnato 44 milioni e mezzo. Tutti dettagli che dovranno essere valutati con grande attenzione.

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