La Nuova Sardegna

Il Tar sbanca 28 hotel nell’isola

Il Tar sbanca 28 hotel nell’isola

Aiuti illegittimi, gli alberghi dovranno restituire i soldi ricevuti dalla Regione

18 giugno 2014
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CAGLIARI. Comincia malissimo la stagione turistica per ventotto hotel e resort della Sardegna: dovranno restituire con gli interessi alcune decine di milioni che la Regione aveva concesso nel 2000, contributi spesi per lavori di ristrutturazione e migliorie. Dopo la Commissione europea e la Corte di Giustizia è il Tar a confermare come quei contributi fossero in contrasto con le norme europee sugli aiuti alle imprese. Per una ragione che il tribunale presieduto da Lucrezio Monticelli, estensore Gianluca Rovelli, spiega con chiarezza nella sentenza con cui ha respinto il primo dei ricorsi presentati al giudice amministrativo, quello della Grand Hotel Abi d’Oru spa: gli aiuti economici potevano essere concessi sulla base di progetti, ma non per lavori già eseguiti o in fase di esecuzione. Se quest’aspetto della questione era già stato definito dai magistrati europei, le società proprietarie degli hotel speravano che il Tar fermasse i provvedimenti emessi dagli uffici regionali per il recupero delle somme versate a suo tempo nei conti delle imprese turistiche. Speranza delusa: l’Abi d’Oru dovrà restituire alla Regione due milioni e 952 mila euro con gli interessi calcolati a partire dalla data in cui il denaro è stato accreditato alla società Blumarin Hotels spa, che nel 2002 era la proprietaria dell’albergo gallurese, a Porto Rotondo. Tutti gli altri hotel si trovano nella stessa situazione ed è facile prevedere che il Tar decida allo stesso modo. Nessuna possibilità per la Regione si sospendere la procedura di recupero: è obbligata ad applicare la decisione della Corte di Giustizia europea. Se non lo facesse, violerebbe una norma comunitaria e incorrerebbe in sanzioni pesantissime.

Per gli albergatori coinvolti in questa vicenda è una batosta: i contributi regionali risalgono ad almeno dieci anni fa e sono stati spesi nella convinzione legittima - come ha riconosciuto la stessa Corte di Giustizia - che la procedura seguita dalla Regione fosse regolare. Ma prima i giudici europei e adesso il Tar sostengono una tesi diversa, ancorata al diritto comunitario: i destinatari avevano il dovere di verificare se le norme fossero state rispettate sino in fondo. Una tesi almeno sorprendente, perchè in genere l’istruzione delle pratiche ed ogni verifica sulle procedure di contribuzione pubblica compete agli uffici pubblici. Eppure su questo punto i giudici che compongono i diversi organi giurisdizionali sono d’accordo: nessun contributo poteva essere erogato a lavori già avviati, pena l’incompatibilità con l’articolo 88 del trattato della Comunità Europea. La Regione doveva saperlo ma dovevano saperlo anche i beneficiari dei contributi, che invece li hanno incassati. Per questo ora dovranno restituirli al mittente e dovranno farlo rapidamente. A meno che il Consiglio di Stato, cui prevedibilmente alcuni albergatori ricorreranno, non ribalti la sequenza di decisioni conformi, tutte sfavorevoli agli hotel. (m.l)

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