La Nuova Sardegna

Porto Torres, in funzione il primo impianto

di Pinuccio Saba
Porto Torres, in funzione il primo impianto

Inaugurato lo stabilimento del petrolchimico riconvertito in meno di 22 mesi Oggi conta 120 dipendenti, trasformerà oli vegetali in bio-prodotti per il mercato

17 giugno 2014
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INVIATO A PORTO TORRES. «È qualcosa di diverso, è un vero e proprio cambiamento culturale». Così Catia Bastioli, amministratore delegato di Matrìca, all'inaugurazione della prima unità produttiva del polo della chimica verde, inaugurazione alla quale hanno preso parte il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, gli assessori regionali all'Industria e all'Ambiente Maria Grazia Piras e Donatella Spano. Con loro il presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici e i sindaci dei comuni che nel 2011 avevano sottoscritto l’accordo di programma con Eni e Novamont, Beniamino Scarpa (Porto Torres), Nicola Sanna (Sassari) e Mario Bruno (Alghero), anche se per questi due ultimi due comuni i firmatari erano stati Marco Tedde e Gianfranco Ganau. E ancora, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria.

E che l’inaugurazione di ieri sia stato un cambiamento culturale lo ha sottolineato anche il presidente di Matrìca Daniele Ferrari che ha detto «siamo riusciti a creare una fabbrica in tempi asiatici ma con standard di sicurezza europei. In 22 mesi non abbiamo registrato un solo incidente e tutti i lavoratori sono usciti dai cantieri nelle stesse condizioni in cui erano entrati». Ferrari, ex Polimeri Europa, ha poi voluto ricordare come Eni abbia deciso di non lasciare la Sardegna. Anche se in passato «non è sempre stata una storia positiva. Ora siamo qui per raccontare una sfida e da un impianto che perdeva 73 milioni di euro all’anno, stiamo passando a qualcosa di lungimirante, che non è stato progettato pensando ai prossimi tre anni». Una sfida nella quale Matrìca, la joint venture paritetica fra Novamont e Versalis (ex Polimeri Europa), ha investito 180 milioni ma che ha già ottenuto un finanziamento europeo di 70 milioni per il miglioramento della qualità degli impianti. Un sfida nella quale avevano creduto-sperato i rappresentanti delle istituzioni locali, come hanno ricordato Alessandra Giudici, Beniamino Scarpa e Gianfranco Ganau quando l’unica alternativa alla chimica verde era la chiusura del vecchio stabilimento petrolchimico. «Ma quello di Matrìca non è solo un impianto per le bioplastiche – ha aggiunto Ferrari –: non esiste altra realtà che abbia messo insieme la ricerca di Novament e le conoscenze, le tecnologie e la professionalità di Versalis. Siamo e dobbiamo rimanere all’avanguardia perché dobbiamo confrontarci con altre realtà che in questo momento guardano a Porto Torres». «La Sardegna – ha sottolineato il ministro Galletti – può rappresentare un riferimento importante all'interno del processo di ripresa del complessivo sistema economico e industriale del Paese. E tutti noi sappiamo quanto sia fondamentale il tema dell'ambiente per lo sviluppo dell'Isola». Secondo Galletti, «la green economy non deve diventare un nuovo comparto, ma la filosofia attraverso cui innovare in nome della tutela ambientale e della sostenibilità anche quei settori che sin qui hanno prodotto gravi problemi, come nel caso dell'industria petrolchimica qui a Porto Torres». Secondo il ministro Galletti è ora di «sfatare il mito che l’ambiente sia nemico dell’economia, ma l’ambiente può contribuire a creare economia, ricchezza, occupazione». E a proposito di occupazione Catia Bastioli ha ricordato che «in questo primo impianto già lavorano 120 persone che a fine anno diventeranno 150 e sono le persone che fanno la differenza». A pieno regime gli occupati saranno circa 700, senza contare l’indotto e il comparto agricolo. Che in questa prima fase, anche con la collaborazione delle università sarde, con il Cnr e il Centro ricerche di Matrìca è solo sperimentale. «In questa fase utilizziamo olio di girasole che acquistiamo da una cooperativa francese (mi piaceva l’idea di una coop) in piccole quantità, duemila tonnellate, che vengono scaricate al pontile liquidi e arrivano subito in fabbrica – ha spiegato durante la visita in sala controllo Catia Bastioli –. Una volta terminata la sperimentazione, solo la metà della materia prima sarà il cardo. Non possiamo infatti basarci su una fonte di approvvigionamento esposta a fattori imprevedibili come le varianti meteorologiche. Per questo la sfida è anche la conservazione e l’utilizzo delle biodiversità alle quali stanno lavorando i centri di ricerca. Altrimenti il nostro sarà un fallimento». Ma Matrìca è anche una battaglia per l’occupazione. «Ogni mille tonnellate di prodotti bio, si creano 60 posti di lavoro» e questo primo impianto ha una capacità produttiva di 70 mila tonnellate l’anno che - una volta completata la costruzione delle sette unità operative - arriverà a 350 mila tonnellate l’anno.

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