La Nuova Sardegna

Sandrone Dazieri: «Vi svelo i segreti di un bon noir»

di Paolo Curreli
Sandrone Dazieri: «Vi svelo i segreti di un bon noir»

Lo scrittore ospite della prima giornata del preludio al Festival letterario di Gavoi

15 giugno 2014
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GAVOI: Sandrone Dazieri parla del suo lavoro, del mestiere dello scrivere . Ne parla nella prima giornata del Preludio all’Isola delle Storie, incalzato dal “terzo grado” del collettivo “Elias Mandreu”, e si vede subito quanto sia innamorato di quel “mestiere” che è un’ arte sopraffina.

E lui giallista, scrittore per la tv, inventore di personaggi come il Gorilla -suo alterego dichiara- di come si costruisce una storia ne potrebbe parlare a lungo. Dalla sceneggiatura per la tv, come “Squadra antimafia”, «partire dal soggetto, la scaletta per le puntate , la suddivisione delle scene , un certo numero a seconda della velocità del canale, Rai1 è un po’ più lenta possono durare qualche minuto di più».

E poi si arriva alla sceneggiatura finale, «un lavoro efficace se si lavora in équipe». Ma sono i romanzi dove lo scrittore si sente . In questo caso sotto la lente il suo ultimo lavoro “Uccidi il padre” (Mondadori, 564 pagine, 18 euro). Un noir con un bambino scomparso e una madre decapitata, due investigatori con una storia personale parallela, l’atletica e determinata Colomba, con un dramma passato, e l’esperto di rapimenti Dante. «Personaggi, rotti, infranti, per raccontare un mondo che è altrettanto disintegrato», racconta Dazieri. Il primo caso di scuola si pone davanti ai duecento ascoltatori del giardino di Gavoi.

«Un cliché, il poliziotto che fa i conti col suo passato _ incalzano i due di “Elias Madreu”- forse positivo, di cui non si può fare a meno in un giallo che si rispetti». Sandrone non è d’accordo e cita i grandi « se ne può fare a meno eccome, Dashiell Hammett ha il suo Continental Op, di cui non si sa nemmeno il nome figuriamoci il passato . Per non parlare di Marlowe di cui si sa di più ma per cui conta solo il presente». Lo scrivere per Dazieri è un’operazione di autoracconto « sono io il mio primo lettore, ho i miei metodi e do i miei bravi consigli a chi comincia ,– sostiene l’autore emiliano- . Tipo fare una scaletta, costruire le schede dei personaggi, tenere conto degli avvenimenti, ma poi io a farlo, proprio non ci riesco. Comincio da una scena iniziale e parto, semplicemente perché devo essere io il primo a sorprendermi della trama». Ma poi sono dolori, racconta, un lungo lavoro di cesello e pala un continuo tornare e ritornare sul lavoro. La domanda è la frase di Umberto Eco «avevo in mente uno che voleva uccidere un frate». Bell’inizio come ispirazione, ma per Dazieri tutto deve partire da un esperienza diretta e personale «non sono d’accordo con quelli che dicono che il noir è l’unica narrativa sociale, ho sempre trovato questa affermazione un’enorme operazione di marketing_ sostiene_, L’ottanta per cento dei libri di genere racconta solo fatti, la società è solo sfondo. Ci sono tanti libri non di genere che raccontano il presente».

Per Sandrone Dazieri il racconto deve sfuggire dalla cronaca « quello è il mestiere dei giornalisti, il dovere dello scrittore è arrivare al cuore dei lettori». Come non trova bello che lo scrittore giallista venga interpellato sui fatti di cronaca «io non ne so niente di Cogne, dovrei leggermi i faldoni dell’inchiesta, trovo insopportabili i colleghi che pontificano su questi fatti. Dovrebbero chiedere la maresciallo non a me, io invento».

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