La Nuova Sardegna

Perché il gioco dell’amore è una scommessa rischiosa

di Giulia Clarkson
Perché il gioco dell’amore è una scommessa rischiosa

Lo psicanalista Massimo Recalcati e il suo ultimo libro: “Non è più come prima” «Il perdono nella vita di coppia è una pratica che si apprende con il tempo»

08 giugno 2014
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di Giulia Clarkson

Un viaggio che lambisce il senso e i confini dell'amore. Lo psicoanalista Massimo Recalcati, ospite a Cagliari di Leggendo Metropolitano, illumina i labirinti della fiducia e l'assoluto del sentimento verso l'altro nel suo nuovo libro “Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa” (Raffaello Cortina editore).

Perché il gioco dell'amore è pericoloso?

«Perché si può vincere o perdere tutto. La posta è l’assoluto. Gli amanti fanno una scommessa enorme: dicono che sarà per sempre. Sanno che non è affatto garantito, ma ciò nonostante si promettono l’assoluto. Ogni amore scommette sull’eterno assumendo anche l'eventualità della perdita. Amo questa esposizione assoluta al rischio dell’amore».

L'amore ha una sua connotazione particolare, nel consumismo?

«Oggi la promessa amorosa viene un po’ ridicolizzata. Magari dura un'estate, si fonda su patti che riguardano i beni, non crede più al rapporto tra l’amore e l’assoluto. L’errore del consumismo è trattare gli altri, ed i legami affettivi, come un oggetto destinato ad esaurire in breve la sua efficacia. Ciò che invece colpisce dell’amore è che più lo si pratica, più cresce. Più si dà, più torna indietro. La conoscenza reciproca non riduce ma aumenta il mistero, per il quale non serve un nuovo partner, ma l’altro che vive con me e che non conosco mai del tutto».

Parla della relazione di coppia o dell'amore in senso ampio?

«Anche l’amore genitoriale è per sempre, ma è più garantito. Il genitore ha la responsabilità di prendersi cura dei figli. Nella coppia non è così, altrimenti sarebbe uno slittamento verso una relazione di tipo familiare. Nel rapporto con i figli ci prendiamo illimitatamente cura dei nostri figli, per questo li perdoniamo sempre».

E vale il contrario? Com'è l'amore dei figli nei confronti dei genitori?

«Oggi la differenza fra genitori e figli tende ad evaporare. Ci sono molte somiglianze, si fanno gli stessi giochi, si usano le stesse parole. A volte si invertono i ruoli. La scomparsa degli adulti è il dramma di questo tempo. Il culto libertino della giovinezza perenne, l’orrore dell’invecchiamento deresponsabilizza gli adulti. L'annullamento del rapporto tra le generazioni investe non solo i rapporti famigliari ma anche quelli sociali: i nostri politici si comportano come ragazzini trasgressivi o in calore. Invece che incarnare la legge, rappresentano la trasgressione della legge. Non è solo crisi della rappresentanza, ma crisi della vita adulta. Non pesiamo più le parole e le loro conseguenze. Neanche quando diciamo "finché morte non ci separi"».

Tenerezza ed eros corrono su binari paralleli?

«Freud pensava che per gli uomini l’amore e l’attrazione sessuale fossero inconciliabili: più lunga la relazione, meno intenso il desiderio erotico. Oggi vediamo intanto che anche alcune donne si comportano allo stesso modo, famiglia da un lato e amanti dall'altro, con la differenza che le donne non stanno bene in questo schema. È comunque una rappresentazione nevrotica dell’amore. L’amore grande, di cui molti abbiamo fatto esperienza, è invece quello che tiene l’affetto e la tenerezza assieme al godimento e alla passione erotica».

Tradimento e perdono sono il cuore il suo ultimo libro. È possibile perdonare ciò che appare impossibile?

«Il perdono non è mai una reazione, ma un lavoro che esige tempo. Non esiste perdono simultaneo all’offesa subita (solo Gesù sulla croce, lo fa). L’essere umano deve verificare se è possibile offrire all’altro una seconda possibilità, un ricominciare. Nella tradizione cristiana la possibilità del ricominciamento è una festa. È il dono più grande, nell’amore: fa ritornare alla vita un amore che sembrava morto».

In che modo la parola è vicino al lavoro del perdono?

«Il perdono deve provare a rinnovare, rifondare, ricostruire la fiducia nella parola dopo lo spergiuro e dopo l'offesa. Si può avere ancora fiducia? Nessuno ha la risposta pronta. Il perdono è un dono che va al di là dell’interesse personale e narcisistico, è amare fino in fondo la libertà dell’altro ritrovando, nella distruzione che segue l'abbandono, l’amore ancora vivo. È un lavoro del cuore, non il frutto di calcoli. È un oltrepassare l’Io. La violenza, al contrario, è la cancellazione della parola».

Perché alcune donne scelgono il peggio per la loro vita amorosa?

«La violenza degli uomini ha una storia antica, viene da una cultura patriarcale che ha identificato le donne come oggetti sancendo, fino a qualche anno fa il suo dominio, tramite la legge, sul corpo e sull’anima delle donne. Questo è passato, ormai. Resta misterioso il come alcune donne scelgano alcuni gli uomini non nonostante siano violenti, ma proprio perché lo sono. Il discorso è complesso, ma semplificando al massimo possiamo dire che alcune donne, che faticano a costruirsi un'immagine di sé, si appoggiano agli uomini che si presentano come coloro che sanno cosa vuole una donna (e che invece sono solo dei bulli, perversi, violenti). Questa illusione le lega e le vincola».

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