La Nuova Sardegna

La skipper è osè, Barbareschi la lascia a terra

La skipper è osè, Barbareschi la lascia a terra

La donna, di Olbia, è sotto processo per aver minacciato l’attore dopo lo sbarco forzato a Ponza

08 giugno 2014
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OLBIA. Dallo yacht al tribunale. Ci sono finiti Luca Barbareschi, attore, ex parlamentare del Pdl (eletto in Sardegna), e una skipper olbiese, di 40 anni. Il primo come parte offesa, la seconda come imputata. Oggetto della causa, con l’accusa sostenuta da un pm sardo, Delia Cardia (con un passato anche al tribunale di Tempio), è stata una crociera, nell’estate del 2008, finita male. Con Barbareschi che, dopo 15 giorni di navigazione, con partenza avvenuta proprio a Olbia, ha lasciato a piedi, nel porto di Ponza, la skipper olbiese. Perché? Perché secondo Barbareschi il comportamento dell’olbiese era insostenibile. «Faceva la gatta morta con tutti gli ospiti della barca - ha spiegato l’attore, sentito l’altro giorno durante l’udienza nel tribunale di Roma in cui si sta celebrando il processo -. In più, spesso, prendeva il sole in topless. Insomma, un comportamento per nulla professionale».

Proprio per questa ragione, Barbareschi, nell’estate del 2008 appena eletto deputato nel collegio della Sardegna, aveva deciso di mandare via dallo yacht, che aveva noleggiato a Olbia, la skipper.

A quel punto, secondo l’accusa, la donna olbiese è passata all’attacco. Ha cominciato a mandare decine di sms all’attore. «Ora ti sputtano. Scrivo ai giornali scandalistici», «Tu non hai pagato niente e io ho tutte le tue foto»: sono alcuni dei messaggi che, per un mese, la skipper ha inviato al suo ex datore di lavoro. Un modo per dire che era in possesso di materiale scomodo.

Per l’accusa, si tratta di minacce. E Barbareschi, in aula, ha confermato di essersi sentito offeso prima e minacciato poi dall’atteggiamento della donna. La quale, difesa dall’avvocato Cesare Antetomaso, del foro di Roma, si è difesa sostenendo di non aver fatto nulla di male, e di non aver minacciato l’attore.

«Tra Barbareschi e la mia assistita - ha spiegato il penalista a Repubblica - c'è stato un rapporto di lavoro, nell’ambito del quale lo stesso ha deciso, non soddisfatto di come la mia cliente assolvesse il ruolo di skipper, di farla scendere nell'isola di Ponza, lasciandola quindi ben lontana dalla Sardegna, sua regione di residenza.

Decisione ingiusta applicata alla skipper a cui seguì - ha sottolineato l'avvocato Antetomaso - uno scontro verbale nel quale i toni sono stati probabilmente troppo accesi ma non comunque tali da configurare un reato».

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