La Nuova Sardegna

Aree marine, un modello di successo

di Alessandro Pirina
Aree marine, un modello di successo

Da Tavolara a Capo Caccia fino al Sinis questo sistema di gestione riesce a mettere insieme tutela e business turistico

08 giugno 2014
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SASSARI. L’area marina protetta di Tavolara dovette attendere sette anni per vedere la luce. A Cabras la nascita dell’oasi marina fu ugualmente accompagnata da feroci polemiche, in particolare dei pescatori. Da allora sono passati dieci anni o poco più, ma sembrano secoli. Oggi, infatti, sono gli stessi amministratori un tempo contrari a chiedere la creazione di aree marine e parchi. Negli anni della crisi le uniche realtà a registrare numeri positivi sono infatti quelle in cui la tutela dell'ambiente è stata messa in cima all’agenda politica. Oggi i tanto odiati vincoli non hanno più l'accezione negativa di anni fa. I paletti posti dalle leggi vengono quasi benedetti da sindaci e assessori. Ed è in questo nuovo scenario che Santa Teresa ha deciso di puntare di nuovo sull'area marina protetta. Dieci anni fa il comune gallurese ci era già andato vicinissimo, ma le feroci polemiche dei movimenti anti parco, per di più durante una dura campagna elettorale per le comunali, fecero naufragare il progetto. In questi anni, però, la battaglia per l'area marina protetta è andata avanti e due giorni fa da Roma è finalmente arrivata la notizia che i suoi supporter aspettavano da anni: il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha annunciato l'avvio dell'iter per l'istituzione dell'amp di Capo Testa-Punta Falcone. Uno dei 4 nuovi paradisi marini, che andranno ad aggiungersi ai 27 già esistenti in Italia, sarà quindi quello di Santa Teresa. E così le aree marine in Sardegna arriveranno a quota sei.

Il decreto Ronchi. Le prime a essere istituite nel 1997 dall’allora ministro dell’Ambiente Edo Ronchi - era l’epoca del primo governo Prodi - furono l’amp di Tavolara-Punta Coda Cavallo e quella della penisola del Sinis-Mal di Ventre. La prima si estende su 15mila ettari, ma interessa una fascia costiera di oltre 76 chilometri, suddivisi tra i comuni di Olbia, Loiri Porto San Paolo e San Teodoro. Ed è stata proprio la differenza di vedute tra le diverse amministrazioni a far slittare la sua nascita al 2004.

I numeri di Tavolara. «Altri tempi – giura il direttore Augusto Navone –. Oggi i comuni sono contenti di appartenere a una area marina. E chi non c’è vorrebbe farne parte. Noi recentemente abbiamo avviato un dialogo con Budoni che ha mostrato interesse per l’Amp. E anche il fatto che oggi si decida di istituire una zona protetta a Santa Teresa vuole dire che le esistenti sono un esempio virtuoso. La nostra missione viene giudicata in maniera positiva. E non potrebbe essere altrimenti visto che a darci ragione sono i numeri. Grazie alle aree marine assistiamo a un notevole incremento del turismo subacqueo e della pesca artigianale. A Tavolara in 10 anni le immersioni sono passate da 2500 a 25mila. Mentre il resto del turismo crolla, quello subacqueo segna +18 per cento. Ci abbiamo visto giusto».

La penisola del Sinis. Parole che fanno rima con quelle di Giorgio Massaro, direttore della Amp della penisola del Sinis, con i suoi 26mila ettari la più estesa della Sardegna. «Quando viene istituita una nuova area marina è sempre un’ottima notizia – sostiene Massaro –. In Sardegna tra le varie amp c’è molta collaborazione dal punto di vista gestionale, un partenariato che sta dando buoni frutti. Poi, è vero, ognuno ha le sua particolarità. Se a Tavolara l’indotto principale è dato dal turismo, noi abbiamo la più grossa marineria. La pesca, attività principale del territorio, è per noi una croce e delizia. Il nostro è un processo lento, dobbiamo fare i conti con le tradizioni dei pescatori e con il contesto socio-economico, ma sul rispetto delle regole stiamo ottenendo risultati importanti».

Le altre aree marine. In ordine di tempo, la terza amp istituita in Sardegna - era il 1998 - è stata quella di Capo Carbonara, a Villasimius, di cui è responsabile scientifico lo stesso Navone, mentre nel 2002 il ministro Stefania Prestigiacomo, in epoca Berlusconi, diede il via libera alle istituzioni delle aree marine dell’Asinara, nel comune di Porto Torres, e di Capo Caccia-Isola Piana, ad Alghero, la più piccola della Sardegna con i suoi soli 2600 ettari.

Capo Caccia. «Il fatto che gli amministratori locali vogliano le aree marine è un successo per chi lavora in questo ambito – afferma Vittorio Gazale, direttore dell’amp di Capo Caccia, nonchè del confinante parco di Porto Conte –.Oggi il ministero è addirittura costretto a fare una cernita tra tutte le località che ne fanno richiesta. In un momento di crisi come questo l’investimento sull’ambiente è quello più duraturo, è per sempre. Noi lavoriamo molto con i mercati stranieri e tutti chiedono ambienti e prodotti certificati, vogliono la qualità e solo attraverso la tutela dell’ambiente gliela possiamo garantire. Ma le amp favoriscono anche i residenti. Anzi, loro sono gli unici che possono pescare all’interno dell’area. Per gli operatori di piccola pesca è come se avessero una piccola azienda».

Il parco internazionale. Per Gazale, già direttore del parco della Maddalena, l’istituzione della area marina di Capo Testa potrebbe dare un’accelerazione alla nascita del parco marino internazionale delle Bocche di Bonifacio. «Finora i francesi ci hanno creduto più di noi italiani, ma la presenza di un’amp a Santa Teresa potrebbe essere di grande aiuto. Il parco marino internazionale sarebbe un unicum in tutto il Mediterraneo».

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