La Nuova Sardegna

Porto Torres, i nuovi tesori della “domus”

di Gianni Bazzoni
Porto Torres, i nuovi tesori della “domus”

Mosaici e affreschi svelati dagli scavi Le mille sorprese della Pompei sarda

06 giugno 2014
2 MINUTI DI LETTURA





PORTO TORRES. Una domus di età romana con pavimento in mosaico e pareti affrescate. Turris Libisonis Colonia Iulia, la “Pompei sarda”, non finisce di stupire. Una nuova campagna di ricerca regala scoperte straordinarie che impreziosiscono l’area del Parco archeologico e la storia stessa di una Porto Torres sempre più legata al proprio passato.

L’ultima sorpresa in ordine di tempo è stata fatta nella zona delle Terme Maetzke, al confine con un’area privata compresa - tra via delle Terme e via Petronia -, dove tra il 2006 e il 2009 vennero alla luce un mosaico con iscrizione unica, le statue di Ercole e degli imperatori, ma anche capitelli e resti di una struttura pubblica. La scoperta è di quelle che lasciano senza fiato anche gli archeologi più esperti. Il mosaico ha una trama geometrica realizzata con piccoli cerchi sovrapposti, in corrispondenza degli spigoli a riquadri più grandi con sfondo bianco e nocciola. Al centro del mosaico è inserita una lastra di marmo. Le pareti affrescate, invece, imitano decorazioni marmoree che delimitano ampi riquadri di intonaci dipinti di rosso o riproducono grandi rombi marmorei integrati nella parete. La porzione di mosaico policromo pavimentale sembra guidare a un edificio con archi e pilastri. Si intuisce lo sfondo del paesaggio, una decorazione che raffigura schematicamente il moto ondoso, mentre sotto è presente un motivo a treccia, molto comune nei mosaici messi in luce a Turris Libisonis.

«I due vani sono stati utilizzati in più fasi – spiega Gabriella Gasperetti, archeologa e direttore della sede operativa della Soprintendenza di Porto Torres – , come è evidente dall’inserzione della lastra di marmo e dalla messa in opera di gradini realizzati con frammenti di laterizi. La prima fase risale alla prima età imperiale, ed è in diretto rapporto topografico e funzionale con gli edifici scoperti tra il 2006 e il 2009 in quell’area privata dove era prevista una palazzina a più piani e che, invece, sarebbe opportuno recuperare alla fruizione pubblica, facendola rientrare nel parco archeologico, nel settore delle Terme Maetzke».

La squadra dei restauratori è già al lavoro per recuperare maggiori elementi possibili e dare un contributo significativo al valore delle ultime scoperte. Lo staff della Soprintendenza che sta sviluppando la ricerca, oltre che da Gabriella Gasperetti, è formato da Francesca Condò (funzionario architetto), Alba Canu, Maria Graziella Dettori, Antonio Chessa, Antonino Secchi (funzionari tecnici di restauro), Franco Satta (assistente tecnico). E dai collaboratori Vincenzo di Giovanni (archeologo) e Maria Antonietta Demurtas (tecnico rilevatore).

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative