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Le erbe? Miniere di pietre preziose

Le erbe? Miniere di pietre preziose

«Grandi risorse a cielo aperto: dobbiamo solo valorizzarle meglio»

03 giugno 2014
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SASSARI. «Basta con la Sardegna terra di conquista». È lapidario Giorgio Garau, grande esperto di erbe, a Isili motore di una società che produce per tutta l’isola, e non solo, oli essenziali tratti da piante officinali come il Timo e l’Armidda (o Erba barona). «So per esempio che in Campidano sono state fatte da estranei, sconosciuti a tutti o quasi, sperimentazioni su salvia e rosmarino – incalza – I risultati? Nessuno li ha visti. Se li sono portati via, nel loro Paese, e in pochi sanno quale sia. Magari un domani cominceranno però a esportare i loro prodotti qui da noi». «Perché alla Regione non si occupano di stroncare questi fenomeni e di valorizzare i terreni residuali?», si chiede Garau. Come lui la pensa un’altra operatrice del settore, Fiorella Ferruzzi, una giornalista che si è poi dedicata alle erbe officinali, dalle quali ricava profumi inediti e particolari. «Pensiamo ancora ai pozzi sotto terra quando abbiamo una grande miniera a cielo aperto come questa offerta dalla natura – attacca – Non solo perdiamo contributi per l’insipienza degli enti che dovrebbero richiederli, ma ora rischiamo di farci depredare del nostro oro verde». «La Regione si deve interessare di più, e meglio, di un comparto come questo: altro che industria pesante, qui abbiamo tutte le risorse ambientali per dare lavoro a migliaia di ragazzi», è la sua conclusione. (pgp)

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