La Nuova Sardegna

Antropologia e cinema “S’impinnu”, storia vera raccontata in un film

di Antonio Mannu
Antropologia e cinema “S’impinnu”, storia vera raccontata in un film

Prima a Nule del lavoro di Ignazio Figus e di Cosimo Zene Un voto antico al santo nel documentario prodotto dall’Isre

20 maggio 2014
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NULE. La incredibile storia dell'intrepida Antonianzela e del suo bisnonno miracolato. Chissà come avrebbe raccontato Marquez la storia di “S'Impinnu”? Che ricorda le sue fiabe realistiche, inizia da lontano, traversa generazioni, muta ma si resta fedele. Dice di una fragile “colonnella”, l'intrepida Antonianzela appunto.

Ignazio Figus e Cosimo Zene l'hanno raccontata con gli strumenti dell'antropologia, visuale, in un documentario, “S'Impinnu”, prodotto dall'Isre di Nuoro. Presentato il 16 maggio a Nule, davanti alla comunità che, con Antonianzela Manca, ne è protagonista. Crimea, 1856. E' ancora in corso la guerra a cui partecipano i sardo-piemontesi. Durante una battaglia intorno al nulese Antonio Manca piovono bombe. L'uomo fa un voto: «se torno vivo, ogni anno, per Sant'Antonio, darò casu furriadu chin bussiottu ai bambini».

Ai bambini! Che è un po' come darlo alle rondini. Volete di più per una favola? Da allora il rito di comunione si è ripetuto sino al 2013. Prima Antonio Manca, poi i discendenti, han tenuto l'impegno. Ultima la bisnipote Antonianzela. L'idea di narrare la storia in un film nasce nel 2009. «Eravamo a Nule – ricorda Ignazio Figus – Cosimo Zene presentava il suo “Dialoghi Nulesi”. Discutemmo l'idea di documentare la festa. E di farlo al più presto». L'urgenza nasceva dal fatto che si era di fronte ad un momento decisivo per un evento che, il documentario lo racconta bene, ha grande importanza per Nule. Antonianzela, ultima discendente diretta, anima arzilla del rito, è ormai in età avanzata. E non sta tanto bene. «E se Antonianzela muore?» É in verità la questione che accompagna tutta la realizzazione.

Il direttore dell'Isre, Paolo Piquereddu si adoperò da subito perché l'istituto potesse produrlo. “S'Impinnu” racconta i primi 13 giorni dedicati alla preparazione del rito che culmina nel giorno di Sant'Antonio. Il film mostra uno sforzo corale, e si concentra, più che sulla festa conclusiva, sulla sua lunga preparazione, durante la quale chi partecipa, e sono soprattutto donne, è fortemente coinvolto a livello emotivo. Guida un'Antonianzela inflessibile e attenta, che parla del suo come un'impegno gravoso. «Con Sant'Antonio non si scherza» dice nel film. Si resta sbalorditi davanti alla sua capacità di far fronte, con autorità e presenza, a un'organizzazione che sembra impari per lei. Figus e Zene hanno il grande pregio di saper vedere e ascoltare, evidenziando le dinamiche del dono, splendidamente rappresentate nell’episodio che coinvolge due musicanti rumeni. Che finiscono a casa di Antonianzela, luogo in cui tutto si svolge, scena principale delle riprese. All'inizio perplessi e spaesati vanno via con negli occhi e nella voce la riconoscenza di chi ha ricevuto. Come i nulesi che hanno partecipato alla prima del film. Un dono alla comunità perché la festa continui anche in assenza della “colonnella”, mancata nel settembre del 2013. Que viva siempre Antonianzela.

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