La Nuova Sardegna

Soru: indipendenti dentro l’Europa

di Umberto Aime
Soru: indipendenti dentro l’Europa

Il candidato Pd inizia la campagna per Bruxelles. «L’isola piattaforma tra Nord e Sud, non possiamo tirarci indietro»

25 aprile 2014
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CAGLIARI. La sconfitta è sempre una brutta bestia, elaborare il lutto del 2009, la batosta alle regionali, non è stato facile. Sorride, Renato Soru: c’è riuscito. Dopo aver resistito alle sirene romane, che gli hanno proposto più volte di rinascere a Montecitorio, al Senato o in un ruolo su misura a Palazzo Chigi, eccolo di nuovo in corsa. Cinque anni dopo, ancora in Sardegna.

Ripartenza. È lui il candidato del Pd-Quattro Mori alle Europee del 25 maggio. Ha provato a resistere all’ultima offerta, senza nascondere i dubbi che aveva, poi a convincerlo è stato questo pensiero. L’ha consegnato in diretta ai quattrocento di Cagliari all’apertura della sua nuova campagna elettorale: «Oggi indipendenza è essere alla pari con tutti, in Europa, ed esserlo insieme agli altri. Dobbiamo riuscire a essere davvero indipendenti dentro un ambiente ora più vasto, non nei soliti confini del nostro giardino. Sì, la Sardegna può e deve dare un contributo alla nascita di quell’Europa che vogliamo: degli Stati».

La sfida. Per mettere su casa a Bruxelles e a Strasburgo, Soru dovrà impilare, uno sull’altro 120mila, in quel collegio delle Isole dove i siciliani fanno da sempre cappotto ai sardi. «Stavolta però possiamo avere un nostro europarlamentare eletto e non per altrui concessione, ma il 25 maggio dobbiamo essere forti e uniti. Dobbiamo volerlo», è stato l’appello lanciato dal segretario uscente del Pd, Silvio Lai. Appello sostenuto da questa speranza: «Alle Europee lasciamo fuori dai seggi i contrasti per le Comunali (sarà un election day) e votiamo compatti Soru e fra un mese ci ritroveremo a festeggiare un’altra vittoria, com’è accaduto alle Regionali di febbraio». I democratici il messaggio l’hanno capito in fretta e alla convention inaugurale si è presentata ogni tipo di corrente. Da quella scontata degli amici storici a chi ha avuto con lui più di uno strappo. Pace fatta e stretta di mano, con tutti

L’abbraccio. Sempre deciso, come quello con Francesco Pigliaru, il suo ex assessore dimissionario ma, che a febbraio però l’ha vendicato della sconfitta del 2009. «Oggi non deve parlare un presidente della Regione che deve dimostrare ancora tutto – ha detto il governatore in carica– Deve parlare Renato Soru che, come presidente, ha dimostrato tutta la sua straordinaria capacità innovativa. Credo che poche persone come lui siano oggi capaci di sintetizzare spirito innovativo e visione moderna, alta dell'Europa e del Mediterraneo. Per riuscire ad avere un ruolo, la Sardegna ha bisogno dell'aiuto di Renato Soru, della sua visione, della sua autorevolezza che superano i confini dell’isola». È stato proprio questo il tributo più applaudito al ritorno in campo dell’ex presidente.

Il discorso. Soru ha esordito così: «Non sono abituato a ricevere tanti complimenti e tutt’insieme, ma li accetto volentieri: sono un ottimo punto da cui ripartire». Poi ha parlato della sua Europa dopo averla difesa con forza dagli attacchi di chi diserterà le urne e da quelli lanciate dai troppi populisti attaccabrighe, con in testa Beppe Grillo e Marine Le Pen. «Dell’Europa – ha detto – abbiamo bisogno. Certo, la vogliamo più giusta, più attenta ai territori e molto più capace di accogliere le grandi diversità che conosciamo ma in cui non dobbiamo isolarci». È un’Unione forse ancora da costruire nonostante siano trascorsi ormai ben 35 anni dal primo voto senza frontiere. «Nell’Europa – ha continuato – dobbiamo crederci fino in fondo e con coraggio. Queste elezioni rappresentano un pensiero politico profondo che guarda lontano, lontanissimo, fino agli Stati Uniti d'Europa». Soru ha sostenuto e difeso anche l’euro, visto da molti come il primo e peggiore dei mali. «Senza – ha detto – sarebbe stato un disastro. Casomai dobbiamo chiederci perché chi ha governato non ha sfruttato al meglio la montagna di soldi che c’è passata fra le mani. Cosa succederebbe ora se ritornassimo alla lira? Sarebbe un disastro per famiglie, imprese e risparmiatori italiani Non si può tornare al passato: le conseguenze sarebbero inimmaginabili».

Per chiudere con quello che per lui dovrebbe essere la Sardegna in Europa: «L’anello eli dialogo, la piattaforma, fra Nord e Sud, fra il Continente e l’Africa, fra quello che conosciamo e quanto avanza spesso scomposto e disperato. Non possiamo tirarci indietro, e io sono onorato di far parte del progetto». Servono 120mila voti, non uno di meno.

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