La Nuova Sardegna

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«Serve più autonomia per l’isola»

«Serve più autonomia per l’isola»

Il presidente Pigliaru chiede a Roma maggiori poteri per la Regione

18 aprile 2014
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CAGLIARI. Gli indipendentisti di governo, cioè quelli dell’Irs con in testa il consigliere regionale Gavino Sale, , sono scesi in campo per dire che l’autonomia non basta più. «Giunta e Consiglio regionale – è scritto in un comunicato – devono impegnarsi insieme nella riscrittura di nuova Carta Costituzionale dei sardi che dia all’isola maggiori poteri di sovranità pubblici: dalla fiscalità e ai trasporti». Concetto ribadito anche dai sovranisti del Popolo sardo sul blog Sardegna e libertà, curato dal fondatore del movimento e ora assessore ai lavori pubblici, Paolo Maninchedda. «L’autonomismo – si legge in un editoriale – non è più grado di difendere la Sardegna dallo Stato, perché è proprio lo Stato a non far da tempo la sua parte». Che la vecchia autonomia sia ormai considerata una maglia troppo stretta, lo ha ribadito nei giorni scorsi, a Roma, il governatore Francesco Pigliaru di fronte alla Commissione parlamentare sulle questioni regionali. «Nove sardi su dieci – sono state le sue parole riferite a un recente sondaggio dell’università di Cagliari – vorrebbero il governo regionale con maggiori poteri. Alcuni sardi si limitano a volere solo una piena sovranità fiscale. Altri, addirittura un 40 per cento, auspicano l’indipendenza. Dunque, la richiesta di un maggior autogoverno dell’isola è ormai diffusa». Ed è proprio dopo da questa presa d’atto che Irs ha scritto nel suo ultimo comunicato: «I diritti del popolo sardo non possono essere esercitati a pieno se non si viene fuori dal sistema vecchio ricevuto in eredità dall’Autonomia». Per poi continuare: «La vertenza sui limiti di spesa imposti dal Patto di stabilità, nonostante le maggiori entrate riconosciute alla Sardegna dalla Corte costituzionale, è sacrosanta. Tuttavia sarebbe sbagliato considerare i successi su questo versante come il talismano risolutivo rispetto a uno Statuto ormai del tutto inadeguato per le sfide che ci aspettano». Ed è su questo punto che Irs chiede chiarezza e la chiede a quella maggioranza di centrosinistra con cui ha vinto le elezioni regionali del 16 febbraio. È la stessa chiarezza pretesa anche dal Partito dei sardi sul suo sito: «Oramai da mesi – si legge – diversi settori conservatori hanno inaugurato una sorta di tiro al piccione sul sovranismo. Al di là del merito delle accuse, che è veramente debole, il problema politico reale è che il sovranismo, parola con cui abbiamo reso più accessibile l’indipendentismo, è ora una posizione politica seria, non un accidente-incidente elettorale».

Di recente anche l’ex assessore regionale della giunta Soru, Massimo Dadea ha scritto in un intervento: «Oggi l’Autonomia è morta: è diventata uno strumento inservibile e inadeguato rispetto ai bisogni di autogoverno e di autodeterminazione che provengono dalla società sarda. L’Autonomia è finita perché è stato disatteso il Patto costituzionale che legava la Sardegna allo Stato. Quel Patto è stato disconosciuto per primo da uno dei contraenti – lo Stato italiano – che ripetutamente l’ha reso carta straccia. Oggi la Sardegna non è più una regione speciale ed è meno di una regione ordinaria. E la ventilata riforma annunciata dal governo Renzi si limiterà a certificare proprio la fine dell’Autonomia speciale».

La strada per lanciare la nuova sfida potrebbe essere quella del referendum on-line proposto dal Psd’Az? Non secondo a Manca pro s’indipendentzia: «Non servono scorciatoie pensate da un partito che ha sempre collaborato con gli italiani, serve invece un impegno continuo e martellante per arrivare a una piena presa di coscienza nazionale dei sardi». (ua)

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