La Nuova Sardegna

Pigliaru a Roma difende l’autonomia della Sardegna

Pigliaru a Roma difende l’autonomia della Sardegna

Il governatore parla alle commissioni di Camera e Senato Al centro anche un patto tra Regioni a statuto speciale

15 aprile 2014
3 MINUTI DI LETTURA





ROMA. La sfida delle riforme, le Regioni sono pronte a giocarsela fino in fondo, ma lo Stato non può «neanche pensare a un nuovo centralismo: gli effetti sarebbero devastanti e poi siamo sicuri che servirà a migliorare l’efficienza del Sistema Italia?». Il fronte unico delle Regioni, ha retto ancora nel confronto con le commissioni di Camera e Senato sulla riforma Renzi, seppure qualche differenza si è intuita a seconda dell’appartenenza politica.

Sardegna in prima fila. La delegazione sarda ha fatto, ancora una volta, la parte da leone, con il presidente della giunta Francesco Pigliaru, al suo fianco gli assessori alle riforme e agli enti locali, Gianmario Demuro e Cristiano Erriu, e con quello del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau. Stavolta dall’altra parte del tavolo non c’era il governo, ma i presidenti delle commissioni parlamentari in cui la riforma Renzi dovrà essere discussa prima del confronto in aula.

Patto rilanciato. La Sardegna ha ribadito il protocollo siglato qualche giorno fa con le altre Regioni a statuto speciale e che diventerà uno degli emendamenti al testo originale di Palazzo Chigi. Forse non sarà uno dei primi messi all’ordine del giorno, visto che in ballo c’è soprattutto il superamento del bicameralismo perfetto e i poteri delle Regioni ordinarie, ma è chiaro che «per modificare in qualunque momento le competenze di quelle speciali lo Stato non potrà decidere da solo». Dovrà esserci un confronto fra le parti e nessun colpo di mano, questo è il senso dell’emendamento.

Presidente deciso. Il concetto dell’intesa è stato ribadito dal governatore proprio nell’intervento di ieri alla Conferenza Stato-Regioni nell’aula dei gruppi alla Camera. Pigliaru ha detto: «Le ragioni della nostra specialità valgono oggi come ieri: non pretendiamo il rispetto di un diritto a un privilegio. Sono le ragioni storiche, culturali e geografiche di una differenza. Differenza che per noi è l’autonomia e vogliamo continuarla a gestire in un rapporto di leale collaborazione con lo Stato, al riparo dai gravi rischi di decisioni unilaterali».

Autocritica. Le Regioni, di qualunque tipo esse siano, non possono essere comunque accantonate o azzerate nel Sistema Italia – ha aggiunto Pigliaru – «anche se è nostro dovere fare autocritica, perché non sempre la gestione è stata delle migliori». Per questo, nell’intervento, il governatore è andato oltre gli steccati: «La sfida della Riforma è stata lanciata e dobbiamo accettarla, perché dobbiamo essere capaci non solo di controllare e confrontare i costi dei servizi, ma soprattutto aumentare l’efficienza e la qualità di quelli erogati».

Le eccellenze. «È innegabile – ha continuato il governatore – che le Regioni in questi anni sono state capaci di produrre molte eccellenze. Nell’istruzione e nella sanità, per esempio, alcune si sono dimostrate migliori dello Stato fino a raggiungere livelli alti nel confronto con gli standard europei». A questo punto, un nuovo e improvviso intervento a gamba tesa dello Stato «non solo rischierebbe di annullare queste eccellenze, ma finirebbe per annullare la diffusione virtuosa delle “migliori pratiche”. Pratiche che invece bisognerebbe far girare fra le Regioni perché diventino un modello da seguire».

Centralismo. Per Pigliaru il pericolo ora è questo: «Abbiamo forti dubbi che tornare a uno Stato centralista possa migliorare l’efficienza del Sistema Italia. Anzi, appiattirebbe tutto e non è quello che ci serve soprattutto perché finora le “migliori pratiche” non sono state quelle dello Stato, bensì delle Regioni». La conclusione dell’intervento del governatore è stata decisa: «Oggi abbiamo bisogno piuttosto della collaborazione virtuosa tra le Regioni, della diffusione delle esperienze di successo, di aiutare chi è rimasto indietro a migliorarsi in fretta sul tracciato già percorso da altri». All’esportazione delle eccellenze, fino a copiarle, il presidente ha parlato anche nel programma letto in Consiglio: «Imitare quello di buono che altri sono stati capaci vuol dire puntare all’efficienza ed lì che la Sardegna vuole arrivare».

Conclusione ad effetto. È stata quella di Francesco Pigliaru: «Uno Stato saggio non dovrebbe avocare tutto a sè, ma favorire la collaborazione fra i territori, perché tutta l’Italia cresca insieme». (ua)

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative