La Nuova Sardegna

Pangea, i dannati della terra raccontati da Staid

di Antonio Mannu

Proseguono le iniziative di “Aprile libertario” a Porto Torres: oggi il film “Il segreto” di Silvano Agosti

15 aprile 2014
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PORTO TORRES. Nell'ambito di AprileLibertario, un mese di eventi al Centro sociale Pangea, l'antropologo Andrea Staid ha presentato il suo ultimo libro, “I dannati della metropoli. Etnografie dei migranti ai confini della legalità”, pubblicato da Milieu Edizioni. Dalla presentazione è nato un fitto dialogo con i presenti, durante il quale sono emerse idee interessanti e proposte di future collaborazioni. Il libro nasce da un lungo lavoro di attenzione al mondo e alla situazione dei migranti oggi in Italia e l'autore ha precisato che il suo intento è stato quello di lavorare ad una antropologia non per o dei migranti, ma con i migranti. Per farlo ha utilizzato il metodo dell'osservazione partecipante, che Staid dichiara e chiarisce nel primo capitolo: l'etnografo deve partecipare alla vita e alle attività della società che studia e racconta, attraverso un lungo lavoro di ricerca sul campo. Solo così è infatti possibile stabilire la necessaria empatia e costruire il rapporto fiduciario che permetta poi di dar conto del punto di vista della comunità e dei soggetti su cui si è scelto di indagare. Staid si è poi detto convinto del fatto che i mezzi con cui una ricerca viene realizzata vadano insieme ai fini, e che per fare seri studi di scienze sociali sia necessario utilizzare metodi giusti ed adeguati. “I dannati della metropoli” è una sorta di seconda tappa del lavoro di Andrea Staid, che fa seguito ad un altro libro, “Le nostre braccia. Antropologia delle nuove schiavitù”, in cui l'autore ha analizzato la condizione dei lavoratori migranti nel nostro paese, in molti casi assimilabile appunto ad una moderna forma di servaggio.

Con “I dannati della metropoli” l'antropologo rivolge lo sguardo verso chi, in qualche maniera, rifiuta di esser schiavo e si ribella, oltrepassando il confine della legalità. Staid ha chiarito che non intende questa scelta come una forma di rivolta direttamente politica e giusta, e ha detto anche che la maggioranza dei migranti decide comunque di lavorare onestamente, per ragioni morali, normative e religiose. Si dice però convinto che, nella gran parte dei casi, la scelta dell'illegalità abbia fondamento nell'ingiustizia della condizione che queste persone si trovano a vivere quotidianamente. «Questo ho cercato di esporre, inserendo la voce di chi ha fatto queste scelte, a mio modo di vedere razionalmente quasi obbligate. Nella convinzione che compito dell'antropologo sia raccontare la differenza e l'alterità e che le etnografie debbano essere polifoniche». Il programma di AprileLibertario prosegue, dal 15 al 17 aprile, con “tre giorni in Kirghisia”, un seminario con Silvano Agosti. Tutti i giorni a partire dalle 18 incontri sul tema “dall'impotenza alla creatività”. Ogni sera alle 21 presentazione di suoi film.

Oggi “Il segreto”, “D'amore si vive” domani e “Uova di Garofano” nella serata conclusiva. Per informazioni:3409086716.

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