La Nuova Sardegna

Alberghi low cost contro l’ospitalità in nero

di Paolo Merlini
Alberghi low cost contro l’ospitalità in nero

Dieci euro per una notte: è il prezzo che applicheranno 16 strutture a Dorgali e Cala Gonone

12 aprile 2014
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INVIATO A DORGALI. Una camera d’albergo a dieci euro. A persona, per un giorno determinato (l'8 maggio prossimo), e per il momento solo in sedici delle diciotto strutture sparse nel territorio di Dorgali e della frazione Cala Gonone. Ma promettono di aderire anche molti hotel da tutta l'isola. È la singolare forma di protesta degli albergatori sardi contro l'abusivismo, 350 milioni di tasse non pagate secondo le stime dell'istituto di statistiche economiche Crenos, un fenomeno che mette alle corde la categoria e sta portando alla chiusura di molti esercizi. Un esempio per tutti: «Se un hotel a quattro stelle è costretto a praticare prezzi inferiori a quelli di un tre stelle è segno che la concorrenza è spietata», dice Ramona Cherchi che dirige l'Hilton di Olbia.

Riuniti nell'hotel Sant'Elene, sotto l'egida della Confcommercio e della Federalberghi, gli operatori del settore hanno lanciato un grido d'allarme di fronte all'assessore regionale al Turismo Francesco Morandi. Il quale, nonostante la conoscenza del problema (insegna diritto del turismo e dei trasporti all'università di Sassari), ha detto di essere «scioccato» dove aver appreso dagli operatori l'incidenza del fenomeno abusivismo sulle tariffe degli alberghi. Non è un segreto che soprattutto in bassa stagione gli albergatori debbano modificare verso il basso i prezzi praticati al cliente: accade però che in molti hotel oggi si paghi quanto in un bed & breakfast, se non di meno. Inevitabile che questa diminuzione verticale si ripercuota, se non proprio sull'esistenza stessa degli alberghi, sul personale, determinando una forte riduzione. Dice Antonella Chessa, che gestisce a Orosei l’hotel ristorante Su Barchile: «Da me si presentano in cerca di lavoro laureati alla Luiss o alla Bocconi. Non posso aiutarli, e del resto che mansioni potrei affidargli, la pulizia delle camere?».

Evasione fiscale e concorrenza sleale, dunque. Sul banco degli imputati ci sono principalmente le seconde case. Ville, villette e appartamenti in affitto ogni estate a cifre spesso elevate e per buona parte in nero: non si sa chi vi andrà ad abitare, né se verranno pagate tasse sul ricavato. Qualche dato è proprio il neo assessore Morandi a fornirlo: «Ad Alghero, per esempio, a fronte di undicimila posti letto ufficiali ce ne sono almeno 55mila non censiti». Ma nel mirino della Federalberghi non ci sono solo le seconde e terze case. Ci sono anche i bed & breakfast, buona parte dei quali agirebbe in sostanziale regime di illegalità: le norme stabiliscono infatti che il B&B debba essere un’attività familiare che si svolge nell’abitazione principale e che può riguardare un massimo di tre camere. In realtà, e ieri è stato citato un esempio proprio a Dorgali dove una struttura di questo tipo ha ben venti camere, questa regola viene violata costantemente. E costituisce una voce di tutto rispetto nel quadro complessivo del turismo sommerso.

«L’abusivismo ci sta soffocando», dice Giorgio Maccioccu, presidente regionale di Federalberghi: «Prendiamo atto che è una concorrenza impossibile perché i posti letto nell’isola sono cresciuti a dismisura». «Si sottraggono risorse al fisco – aggiunge Agostino Cicalò, presidente della Camera di commercio di Nuoro – e dunque servizi al turismo. A questo si aggiunga la tassa di soggiorno che molti comuni stanno adottando, ovviamente solo per gli alberghi». Come ostacolare il fenomeno? Servono più controlli, questo ieri è apparso chiaramente, e regole certe per tutti. Luigi Crisponi, ex assessore al Turismo nella giunta Cappellacci, dice che ripresenterà in consiglio regionale la legge di regolamentazione del settore che aveva proposto nella scorsa legislatura.

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