La Nuova Sardegna


Lo yacht ecologico è Made in Sardinia

di Paolo Merlini
Lo yacht ecologico è Made in Sardinia

Ad Arbatax tre giovani professionisti realizzano Luxi 33, barca di lusso alimentata a energia solare

05 aprile 2014
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ARBATAX. Immaginate uno yacht che solca dolcemente le acque color smeraldo che circondano la Sardegna, più silenzioso di una barca a vela e con nessuna emissione di CO2. Una barca di lusso, arredata con tessuti disegnati appositamente dallo stilista Antonio Marras, dove la plastica è quasi bandita; che alimenta il proprio propulsore e gli impianti elettrici di bordo con l'energia fornita da pannelli solari installati sul tettuccio. In mare aperto, invece, chi vorrà potrà dare sfogo a manie velocistiche azionando il motore alimentato a comune combustibile: è una barca ibrida, insomma. Questo piccolo miracolo eco-tecnologico made in Sardinia è già una realtà, il suo prototipo è in fase di ultimazione in un capannone nella zona industriale tra Tortolì e Arbatax, e prima dell'estate prenderà il mare, probabilmente in Costa Smeralda.

Impatto zero. Si chiama Luxi 33, che in campidanese significa luce, ma ammicca anche all'inglese luxury, mentre 33 sono i “piedi” di lunghezza, poco più di dieci metri. È il risultato di una startup tutta sarda, nata dalla passione per il mare di tre giovani professionisti, età dai 32 ai 38 anni, che hanno lasciato i porti sicuri – la metafora nautica è doverosa – di un lavoro a tempo indeterminato per dare vita al proprio sogno: produrre barche ecologiche, con il minore impatto ambientale possibile, sia in fase di costruzione sia di navigazione.

Insieme hanno creato una società, la Cantiere Savona. Il nome deriva da una stirpe di maestri d'ascia siciliani, i Savona appunto, sbarcati nell'isola nell'Ottocento. Quasi due secoli dopo Andrea Columbu, loro discendente per parte di madre, architetto cagliaritano con un profondo amore per il mare, di quella nobile professione ha scelto di fare l'upgrade, per dirla in termini di attualità tecnologica, ma rispettando la filosofia di fondo: Luxi, al contrario del 99 per cento delle barche che vediamo nei nostri mari, ha lo scafo interamente realizzato in legno (più esattamente multistrato marino) e non in plastica o vetroresina, materiali molto inquinanti in fase di costruzione e di eventuale smaltimento. Con lui, che in questa startup ricopre il ruolo di amministratore, ci sono gli amici Giovanni Vacca, carlofortino, ingegnere navale, e Mauro Bandini, natali a Gonnosfanadiga e laurea in economia e commercio.

Il polo nautico. Tutti e tre vantano esperienze nel mondo della nautica con una della maggiori aziende del settore, il gruppo Azimut Benetti, produttore degli yacht più esclusivi al mondo. Columbu e Vacca sono entrati in azienda alcuni anni fa, quando si parlava di un polo nautico ad Arbatax (oggi sostanzialmente convertito in polo della pasta fresca, sic) e il colosso della navigazione del lusso aveva aperto un proprio stabilimento in questa parte d'Ogliastra. Con la chiusura sono andati alla casa madre del gruppo, a Viareggio, assunti come progettisti. Qui hanno conosciuto Bandini, che lavorava come responsabile della divisione servizi. L'idea di fare da sé, realizzare un proprio marchio con un prodotto innovativo, e di farlo in Sardegna, è nata dopo appassionate discussioni, ed è diventata realtà nel 2010, quando i tre mettono insieme i propri risparmi per creare un capitale iniziale e accedono ai fondi regionali Pia (programmi integrati d'agevolazione per le piccole imprese, in particolare quelle che si occupano di innovazione).

Linee di fondi. Ma il finanziamento, concesso per stati d'avanzamento, nonostante una parte sia a fondo perduto, non è sufficiente per l'intero, ambizioso progetto dei tre giovani professionisti: dare vita a una linea tutta made in Sardegna di yacht ecologici, di cui Luxi 33 è per così dire la versione beta. Dovrebbero seguire infatti due autentici superyacht green: il Cs90 e il Cs150, rispettivamente da 27 e 47 metri. Entrambi, e così il prototipo, avranno motori ibridi, cioè misti a combustibili petroliferi ed elettrici a energia solare, con la possibilità di optare per un sistema o per l'altro durante la navigazione.

Per trovare i fondi Columbu e soci decidono così di affidarsi a un'altra startup tutta sarda, un portale per il crowdfunding (il micro finanziamento dal basso che ha la sua ragion d'essere nel web) professionale nato a Cagliari per iniziativa di tre giovani commercialisti. Chi volesse contribuire al progetto di Cantiere Savona, e diventarne piccolo azionista, può farlo collegandosi al sito starsup.it e seguendo la procedura. Sinora sono stati raccolti 40mila euro. Ma è meglio sbrigarsi, perché c'è tempo solo sino al 27 maggio.

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