La Nuova Sardegna

i martiri delle ardeatine

Padria ricorda De Lunas, cantadore e antifascista

Padria ricorda De Lunas, cantadore e antifascista

PADRIA. A Padria sì, Gavino De Lunas è un eroe popolare, altrove in Sardegna chi coltiva il mito del cantante di Canto in Re di cui conserva a volte gelosamente i dischi (fu il primo sardo di...

31 marzo 2014
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PADRIA. A Padria sì, Gavino De Lunas è un eroe popolare, altrove in Sardegna chi coltiva il mito del cantante di Canto in Re di cui conserva a volte gelosamente i dischi (fu il primo sardo di tradizione popolare a inciderne, a Milano, negli anni '30, dischi a 78 giri), poco o nulla sa che fu uno degli uccisi dai tedeschi nella strage delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo di 70 anni fa. «La commemorazione delle vittime, compresi i 9 sardi, anche a questo serve, a rimettere insieme memorie, storie»: lo ha detto il sindaco Antonio Sale aprendo il convegno ieri pomeriggio, davanti ad alcune centinaia di persone, nell'ex convento francescano aperto per la prima volta dopo un restauro durato 7 anni, e ora accogliente, ricco di echi, rimandi, nelle celle e nei lunghi corridoi che ospitano per qualche giorno la mostra delle Fosse Ardeatine messa a disposizione da Martino Contu, biografo dei sardi uccisi, relatore al convegno insieme ad Attilio Mastino, Paolo Pillonca, Aldo Borghesi, Marina Moncelsi, coordinato da da Tonino Oppes.

De Lunas era un ufficiale postelegrafonico assunto di ritorno dalla Grande Guerra come invalido per una ferita alla tibia, cantava da giovane, nelle piazze, alle feste, con una incredibile voce da “rusignolu”, diventò man mano sempre più popolare, accompagnandosi a fisarmocisti, da suonatori di launeddas, in qualche modo moderno come ha fatto rilevare Paolo Pillonca anche nell'idea di incidere le sue canzoni. Venne chiamato a Cagliari ad accogliere il re e la regina in visita in città, vestito De Lunas (nome d'arte, segno anche questo dei tempi.

Si chiamava Gavino Luna) in costume, messo a simulare un matrimonio selargino, dato in pasto al popolo che lo invocava, primo mito nazionale sardo nel mondo dello spettacolo. Ci sono pagine bellissime di cronaca dei suoi concerti a Cagliari nei teatri strapieni. Poi quest'uomo che cantava canzoni d'amore, che faceva innamorare molte donne, coltivava molte storie d'amore, trasferito all'Aquila, a Roma, a Lubiana, non tornerà più in Sardegna dal 1931.

Si arruola nel Battaglione Angioy della Repubblica di Salò, ma non collabora con i fascisti del generale Barraccu. Anzi, aveva rifiutato l'iscrizione al partito fascista qualche anno prima, espresso dubbi sul regime anche stando a Lubiana, e da capitano arruolato perché esercitasse un richiamo per i sardi sbandati nel Lazio dopo l'8 settembre, lavora segretamente per la Resistenza, intrattiene rapporti con gli azionisti.

Per questo lo incarcerano, e i tedeschi lo prelevano con gli altri 8 sardi, e lo portano a morire nelle Fosse Ardeatine.

Un'opera folk dedicata a lui da Clara Farina è stata messa in scena ieri sera, davanti alla stessa fiolla di Padria. Oggi la replica a Portoscuso, alle 17 nella Sala Alcoa, dopo la commemorazione di Gerardio Sergi, carabiniere, medaglia d'oro al valor militare.

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