La Nuova Sardegna

«La stagione rischia di essere un disastro»

«La stagione rischia di essere un disastro»

La preoccupazione dei commercianti del centro storico: cambino subito tutti i parapetti

30 marzo 2014
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ALGHERO. «Che cosa volete che dica davanti a una tragedia come questa, davanti a un uomo che muore in una circostanza assurda? Il mio primo pensiero è che quanto è accaduto venerdì è la dimostrazione drammatica di come questa città sia in condizioni pietose, pessime, completamente alla sbando». Più che un commento sull’accaduto, quello di Antonio Piga, 42 anni, titolare del centralissimo e frequentatissimo bar Chez Michel, è uno sfogo in piena regola contro l’incuria che circonda la città catalana. Persino nella sua parte più affascinante e stracolma di turisti. «Così non si può andare avanti – continua –, una cosa poi sono le strade piene di buchi e un’altra sono le ringhiere dei bastioni che cedono: non si può mettere a rischio la sicurezza delle persone, per non dire che la morte del povero pensionato ha fatto il giro di tutte le principali testate nazionali e l’immagine di Alghero ne è uscita a pezzi: adesso arriva l’estate e ci ritroveremo i bastioni completamente transennati. E dire che un lungomare così suggestivo ce l’ha forse soltanto Napoli. Mi vengono davvero i brividi».

Parole durissime e sostanzialmente condivise anche da Angelo Urtis, 52 anni, da dodici gestore del bar Girasol, aperto al pubblico proprio davanti a quella maledetta ringhiera che due pomeriggi fa ha trascinato con sé Domenico Nurra. «Non voglio neanche pensare – dice – a quello che sarebbe potuto succedere ben prima del dramma di venerdì. Chi, come me, sta qui tutti i giorni vede perfettamente quanto questa passeggiata sia frequentata da migliaia di persone, tra i quali tantissimi bambini, compresi i miei figli, che stavano giocando nei paraggi dei bastioni appena una settimana fa. Che altro posso aggiungere se non che è una vergogna? Ora per salvare la stagione bisogna cambiare tutti i parapetti, altrimenti sarà un disastro».

Gli fa eco Joanna Samson, di origine polacca, titolare insieme con il marito del bar L’Ambat, a due passi dalla Torre di Sulis e sin dal tramonto mozzafiato uno dei punti di riferimento della movida algherese. Lei, da nord europea che forse ancora fatica a entrare nella logica tutta italiana di non tutelare a sufficienza i cittadini e di trascurare i beni architettonici che tutti gli altri ci invidiano, spende poche parole ma piuttosto significative. «Adesso – racconta – molti clienti, specie quelli stranieri, mi chiedono come mai se le ringhiere non erano sicure nessuno ha pensato di mettere almeno un cartello che avvisava del pericolo. E io francamente non so che cosa rispondere. La verità – conclude – è che questa tragedia è uno scandalo, e che per mettere in sicurezza i bastioni doveva scapparci il morto». (a.m.)

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