La Nuova Sardegna

Scuola a cavallo, fondi Ue da restituire?

Scuola a cavallo, fondi Ue da restituire?

Burgos: a 3 anni dall’avvio si rinuncia alla struttura interforze finanziata con 4,5 milioni di euro

25 marzo 2014
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SASSARI. C’era il desiderio, forte, di dare una risposta a chi pensa che lo Stato sia assente o lontano dalle aree disagiate, quelle in cui la criminalità attecchisce più facilmente. La scuola di polizia a cavallo di Foresta Burgos era stata pensata proprio per sconfiggere il senso di impunità. Un’idea nata nel 2004, dopo l’omicidio di Bonifacio Tilocca, padre dell’allora sindaco di Burgos, e che ha tardato a decollare sino a luglio del 2009, quando il ministro della Giustizia firmò il decreto istitutivo. Per poi arrivare, nel 2011, all’apertura della scuola, tanto voluta dall’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu. Appena tre anni dopo, la scuola di polizia a cavallo è finita nell’elenco delle strutture da chiudere. Nonostante sia l’unica nell’isola (l’altra in Italia è quella di Ladispoli) e nonostante sia l’unico esempio di scuola interforze: a Burgos operano in sinergia agenti della polizia di Stato, della polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato. L’altra novità vera è che a dirigere le tre forze di polizia è un solo funzionario, con una rotazione ogni due anni. Sulla carte la scuola doveva essere un fiore all’occhiello in un’area difficile, tra il Sassarese, il Goceano e il Nuorese. Ma all’idea, ottima sostengono i sindacati, non sono seguite azioni forti per aiutare la scuola a crescere, a rendersi effettivamente utile e a ricambiare, attraverso nuova occupazione e indotto, il territorio che aveva accettato di ospitarla. Secondo i progetti iniziali i posti di lavoro sarebbero dovuti essere 80: al momento sono 14, tra dipendenti della mensa (6), addetti alle pulizie (2) scuderie (1) e operai dell’ente foreste che curano il verde (5). Ancora pochi, non c’è dubbio. Ma il numero, dicono agli addetti ai lavori (attualmente sono 35 gli agenti impiegati) potrebbe lievitare se solo ci fosse la volontà politica: quella che a loro giudizio è mancata. Con orgoglio sottolineano che la scuola costa appena 150mila euro l’anno e che sono già stati formati 8 cavalieri. Non solo: ad aprile dovrebbe partire il primo corso di specializzazione per cavalieri e i partecipanti conseguiranno il brevetto di istruttore campestre. Tra le altre novità, il dialogo aperto con la nazionale di pentathlon per aprire la struttura agli allenamenti in previsione delle Olimpiadi. Tutto questo per dire che dopo appena tre anni dall’avvio dell’attività – sostengono gli operatori – è troppo presto, ed è anche decisamente ingeneroso, parlare di fallimento. Gli stessi addetti sottolineano che con la chiusura della scuola non ci sarà un interscambio con altri presìdi di polizia limitrofi perché il più vicino si trova a cinquanta chilometri di distanza. Ma c’è dell’altro: la scuola è nata nelle strutture che già esistevano e che sono state riqualificate grazie a un finanziamento di 4,5 milioni di euro concesso dalla Comunità europea. Fondi legati a un vincolo quinquennale: se la scuola chiudesse prima del 2016, l’Europa potrebbe pretenderne la restituzione. (si. sa.)

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