La Nuova Sardegna

Il vescovo Mura: «Ascolterò tutti»

di Mario Girau

Nominato alla guida della diocesi di Ogliastra e Lanusei «Voglio essere sempre vicino a chi soffre, con umiltà»

23 marzo 2014
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LANUSEI. Camminare con la gente e per la gente, ascoltare molto prima di scegliere e decidere. Sarà questo lo stile pastorale di monsignor Antonello Mura, quindicesimo della serie dei vescovi di Ogliastra e Lanusei, diocesi istituita l'8 novembre del 1824. Con un pensiero particolare per le famiglie dove la morte è entrata in modo violento: «Sono vicino a tutti quelli che soffrono in questa situazione, a quelli che lavorano per trovare soluzioni ai problemi, senza scegliere la violenza, dico che il Vangelo è capace di cambiare le persone. E gli ingredienti sono la pace e il perdono: non ci sono altre scelte».

Per lei inizia una nuova avventura sacerdotale, umana, pastorale.

«Inizia una fase nuova, ma il servizio nella Chiesa è per sempre. Un Vescovo - dice monsignor Mura - ha il compito di mostrare che si può servire anche quando si ha un compito di guida. Penso, anche con emozione, che dovrò servire e amare di più rispetto al passato».

Quando e come ha avuto la proposta episcopale?

«La notizia mi ha raggiunto a Roma il 14 gennaio, dove mi trovavo per incontri all'Istituto Sostentamento per il Clero. Da subito gioia e preoccupazione si sono alternate , mentre nei giorni successivi aumentava la consapevolezza del compito che la Chiesa mi stava affidando».

L'esperienza pastorale è notevole: 4 parrocchie e vari incarichi diocesani e regionali. Basta per governare una diocesi? Manca qualcosa?

«Non manca nulla e manca tutto! L'esperienza pastorale, ma anche i contesti ecclesiali e sociali, è sempre nuova. E' vero, ho svolto diversi servizi, tutti arricchenti, ma se non c'è l'umiltà non serve a nulla».

La diocesi di Lanusei è piccola, questo le consentirà di essere, come vuole il Papa, sempre "molto vicino alla gente".

«Credo che l'aiuterà molto. Le piccole diocesi offrono la possibilità di conoscere e comprendere da vicino persone e situazioni. E un vescovo deve sentire, come dice papa Francesco, l'odore delle pecore».

La Chiesa ogliastrina ha, come tutte le diocesi, il problema dell'elevata età media dei sacerdoti. Come affronterà il problema?

«Non si tratta di inventare qualcosa, piuttosto di far innamorare i giovani della proposta di Gesù. E annunciare che seguire Lui è una risposta che porta gioia e realizza pienamente una vita. E poi pregare, perché il motore della storia di ogni credente è proprio la preghiera».

Quali le linee essenziali del suo episcopato?

«Sono tutte contenute nel motto che ho scelto: 'La gloria di Dio è l'uomo vivente'. La frase di S. Ireneo sarà un punto di riferimento del mio camminare con la gente e per la gente. Prima di tutto ascoltando, solo successivamente scegliendo».

Che emergenze sociali pensa di dover affrontare?

«Tutti riconosciamo grave il problema della disoccupazione, e l'Ogliastra non è certo esente. Le ricette per risolverlo non può offrirle la Chiesa, ma certamente la Chiesa non si tirerà indietro soprattutto nel formare persone che operino per il bene comune».

Lei è stato responsabile del progetto culturale regionale Cei. Monsignor Antioco Piseddu ha lavorato molto per la sua valorizzazione: continuerà su questa strada?

«Certo. Apprezzo molto l'impegno di monsignor Piseddu. Per questo credo che aiutare le persone a pensare e, allo stesso tempo, aiutarle ad ammirare la bellezza sia profondamente educativo».

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