La Nuova Sardegna

Così a Sassari le antiche statue sono rinate

di Antonio Meloni
Così a Sassari le antiche statue sono rinate

Nel 2005 comincia la storia del certosino lavoro realizzato dagli studiosi e dai tecnici del Centro di Li Punti

21 marzo 2014
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La storia avvincente di una delle scoperte più affascinanti degli ultimi quarant’anni comincia per caso nella primavera del 1974, quando l'aratro di Sisinnio Poddi, un contadino che lavora nel terreno della Confraternita del Rosario, in località Monte Prama, a Cabras, cozza contro ciò che sembra un banale masso sommerso. Nel 2005 il ministero per i Beni culturali e la Regione stanziano un milione e duecentomila euro per finanziare il restauro avviato nel 2008 e concluso nel 2011. Tre anni di lavoro certosino durante i quali gli specialisti del Centro di conservazione archeologica di Roma, diretto dall’archeologo Roberto Nardi, lavorano alacremente sotto la direzione dei tecnici del Centro di restauro di Li Punti, struttura della Soprintendenza di Sassari che fino all’anno scorso ha ospitato le sculture, le ha custodite ed esposte al pubblico per la prima volta. La direzione scientifica, affidata a Antonietta Boninu, Gonaria Demontis, Alba Canu e Luisanna Usai, ha una missione speciale: gestire le operazioni di ripulitura, catalogazione e ricomposizione di un gigantesco puzzle di 5178 frammenti. Lo studio dei reperti, il più grande pesa 200 chili, il più piccolo 0,2 grammi, permette agli specialisti di classificare 12 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 di gambe, 784 di scudi.

Intanto procede il lavoro di catalogazione con l’impiego di tecnologia avanzata: un primo esame, evidenzia tracce di colore e tecniche di lavorazione, mentre successivi esami di laboratorio permettono di rilevare, sulle spalle di alcuni arcieri e sui modellini di nuraghe, tracce di piombo proveniente dalle miniere di Monteponi. Ma la fase più delicata è la ripulitura dei frammenti in calcare sedimentario che dalle analisi risulta compatibile con quello presente nell’area tra Cornus e Santa Caterina di Pittinuri.

I tecnici indossano tute, guanti e mascherine, chi entra al Centro di Li Punti, in quel periodo, ha la sensazione di trovarsi sul set di un poliziesco. La pulitura avviene secondo un ciclo che prevede fasi progressive, da operazioni blande a interventi più invasivi. Prima la rimozione a secco dei depositi terrosi con pennelli, bisturi e aspiratori, poi i reperti vengono trattati sotto un getto d’acqua vaporizzata, una sorta di aerosol, che senza impregnare la pietra permette di rimuovere i materiali dalla superfice.

I cicli di esposizione all’acqua atomizzata variano da due a quattro ore, seguiti da interventi con pennelli e spazzolini. Le ultime particelle vengono infine rimosse con bisturi e stecchini di legno. L’impiego di solventi chimici è limitato a casi particolari, tecnica che comunque tiene conto della fragilità del calcare e permette di individuare tracce di lavorazione. I restauratori rilevano anche i segni di un incendio che può avere alterato la superfice e il colore della pietra. Quest’ultimo elemento consentirà agli archeologi di formulare ipotesi assai suggestive legate al probabile tragico epilogo a cui possono essere andate incontro le sculture: un rogo appiccato da un esercito nemico al culmine di una sanguinosa battaglia o la distruzione del tempio per motivi religiosi.

Ipotesi che contribuiscono a infittire fascino e mistero che a tutt’oggi aleggiano sui reperti. Grazie al programma “cantiere aperto”, i visitatori seguono le operazioni e tra il 2008 e il 2011, sul Centro di restauro di Li Punti piovono trentamila prenotazioni che assieme alle migliaia di visite sul sito web, testimoniano il grande interesse per il restauro. La fase del montaggio permette di ricomporre le sagome di cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori e tredici modelli di nuraghe. A lavoro finito, le trentotto sculture saranno montate su supporti metallici senza l’uso di perni passanti, strutture speciali, progettate ad hoc, grazie alle quali oggi si può assistere allo spettacolo dell’arte ritrovata.

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative