La Nuova Sardegna

«Il piccolo popolo dei Giganti per adesso rimane diviso»

di Roberto Petretto

L’archeologo Raimondo Zucca sulla prossima inaugurazione del Museo di Cabras «Ma altri scavi e un diverso quadro normativo possono portare ad una svolta»

12 marzo 2014
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CABRAS. Tramontata. L’idea di mantenere unito il piccolo popolo dei Giganti di Mont’e Prama è tramontata, in modo esplicito e ufficiale. A Cabras arriveranno, per ora, sei statue e quattro modelli di nuraghe. Un nucleo che dovrebbe essere irrobustito una volta che il museo in riva allo stagno verrà ampliato. Alla fine al museo di Cagliari dovrebbero restare tre statue e un modello di nuraghe. Lo dice la Soprintendenza, ma l’archeologo Raimondo Zucca, oristanese, va più nel dettaglio: «I dati di cui sono in possesso sono un po’ diversi. Ci sono 28 sculture antropomorfe e 24 modelli di nuraghi in calcare, più altri due nuraghi in arenaria. Non stiamo parlando di minutaglia. Tutti questi reperti dove finiranno? E dove finiranno lo scaraboide, le ceramiche, la fibula in bronzo?»

Secondo Zucca il problema è duplice: «Io l’ho sempre detto pubblicamente: per me il complesso delle statue di Mont’e Prama deve essere unitario. Ma il problema, come dice il soprintendente Marco Minoja, è che non esiste un contesto unitario».

Troppo pochi e frammentari i dati sull’area dove sono state ritrovate le statue: «Non c’è nulla da fare: servono nuovi scavi. La Soprintendenza ha ottenuto un finanziamento di 700mila euro: 500 andranno a Tharros, 200 saranno utilizzati per Mont’e Prama. A questo intervento va aggiunto il progetto che coinvolge, grazie a un finanziamento di 140mila euro, le università di Sassari e Cagliari, con analisi geofisiche e lavori di architettura dei paesaggi. Un intervento che, in una seconda fase, coinvolgerà anche i detenuti della casa circondariale. Le prime ricerche hanno dato dei risultati». Zucca non rivela quali sono questi risultati e, di fronte alla domanda esplicita, ridacchia e glissa: «Sono dati che arricchiscono il quadro e che saranno resi noti il giorno dell’inaugurazione della mostra al museo di Cabras».

Con maggiori elementi che deriverebbero da nuove campagne di scavi, nuovi studi e con il ritrovamento di nuovi reperti, si potrebbero aprire prospettive eccezionali. Ma servono investimenti: «Una Regione forte – attacca Zucca –, di fronte alla grandezza dei Giganti di Mont’e Prama, non dovrebbe badare a spese. Dovrebbe prevedere un importante impiego di risorse e invece i nuovi interventi saranno fatti sulla base di fondi europei».

Ritorna, anche nelle parole di Zucca, la convinzione che con i Giganti ci si trova di fronte a una risorsa di enorme importanza. Una risorsa che però non viene valorizzata come meriterebbe. Zucca, a questo proposito, ripesca un’idea dell’archeologo Giovanni Colonna: «Quando, nell’agosto del 2003, Colonna arrivò a Cabras, chiese subito di visitare l’area dove sono state ritrovate le statue di Mont’e Prama. Ebbene, la sua idea era quella di monumentalizzare l’area».

Creare un parco dove i visitatori possano visitare la zona dove sorgevano le gigantesche statue. Un’idea che Zucca arricchisce grazie al supporto della tecnologia: «Al centro di restauro di Li Punti – ricorda Zucca – sono state effettuate delle scansioni in 3d delle statue. Lo stesso Colonna proponeva la ricostruzione delle statue e la esposizione dei modelli nel sito di Mont’e Prama». Sarebbe piuttosto semplice, con i mezzi tecnologici di oggi, realizzare delle copie perfette. Nuovi scavi, nuove scoperte e un sito spettacolare con le riproduzioni delle statue sistemate lì, dove si trovavano in origine: «Diventerebbe un sito straordinario», dice Raimondo Zucca con entusiasmo.

Rimane la realtà del presente, di una collezione che verrà smembrata: «Ma è la legge che lo decide – precisa Zucca –. Un regolamento del 1913 stabilisce che i beni archeologici trovati devono afferire al museo pertinente per territorio. In questo caso Cagliari. Solo il ministero può derogare»

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