La Nuova Sardegna

Il pg sul crac Arbatax 2000: «Prescrizione per Grauso»

Il pg sul crac Arbatax 2000: «Prescrizione per Grauso»

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06 marzo 2014
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ROMA. L'ex editore Nicola Grauso (nella foto) potrebbe evitare la pesante condanna a sette anni e otto mesi per la bancarotta della cartiera di Arbatax - vicenda per la quale rischia il carcere - se la quinta sezione penale della Cassazione verificherà che è scattata la prescrizione, come ha sostenuto la Procura della Suprema Corte rappresentata da Elisabetta Cesqui. Nella sua requisitoria il pg ha però chiesto la conferma degli aspetti risarcitori della condanna in quanto Grauso, ha detto il magistrato, è stato «il dominus» dell'operazione consistita «nello svuotamento dei magazzini della cartiera senza riempirne le casse». È di Grauso - ha aggiunto il pg - «la regia» del fallimento da 25 miliardi di lire della società Arbatax 2000, della quale «era il dominus di fatto» e che gestiva l'omonima cartiera fino al luglio 1997, data del default. Il dissesto, ha evidenziato il pg Cesqui condividendo l'impostazione del verdetto di secondo grado (Corte di Appello di Cagliari, 23 settembre 2011) si sviluppa in modo da «lasciare che Grauso esca indenne dal fallimento, mentre tutti gli altri creditori della cartiera non vengono soddisfatti per circa 25 miliardi di vecchie lire. L'obiettivo - ha spiegato il magistrato dell’accusa - era di salvaguardare dal fallimento Grauso, dominus sia di Arbatax 2000 che dell’Unione Sarda, il giornale del quale era editore».

«Una situazione - ha messo in luce la requisitoria - che ha generato una particolare commistione tra la società esposta e la società creditrice. Un conflitto di interessi ben evidenziato dalla Corte di appello». Ad avviso del pg la sentenza di secondo grado «in questo che è un processo documentale, ricostruisce in modo dettagliato i percorsi delle fatture e attesta le singole responsabilità degli imputati». Grauso - che fu assolto in primo grado il 25 febbraio 2005 dal tribunale di Lanusei - tramite l'Unione Sarda, ha ripercorso Cesqui, aveva finanziato la cartiera con un miliardo e 200 milioni e 13 miliardi e mezzo in fideiussioni: «Una ricapitalizzazione realizzata - secondo l’accusa - quando si era già determinata una situazione di insolvenza nella quale non sono stati tutelati gli interessi degli altri creditori». Per quanto riguarda gli altri imputati, il Pg ha chiesto la prescrizione per tutti i responsabili di bancarotta preferenziale e la conferma della sola condanna a quattro anni per Angelo Marcello Massa, amministratore di fatto della Mekart di Milano, e la diminuzione di pena, per parziale prescrizione della condanna, per l'ex direttore dell'Unione Sarda Antonangelo Liori che potrebbe ottenere uno sconto di 36 mesi. Liori, detenuto per altre vicende, è stato condannato in appello a otto anni e sei mesi. Il verdetto dovrebbe arrivare oggi. Per gli altri imputati, in particolare, il Pg Cesqui ha chiesto la prescrizione per Michele Dore, ex presidente del Cda di Arbatax 2000, e Andreano Madeddu, ex amministratore delegato, condannati a tre anni ciascuno e difesi - rispettivamente - da Luigi Porcella e Salvatore Casula, e da Massimiliano Ravenna e Guido Manca Bitti. Il calcolo di intervenuta prescrizione, operata dal pg, riguarda inoltre Alfredo Boletti (due anni e nove mesi) ex amministratore delegato della Pepco di Fabriano, difeso anche lui da Manca Bitti. La parte civile, ossia il fallimento Arbatax, è patrocinata da Luca Pirastu. Grauso è stato difeso da Alessandro Diddi e Rodolfo Meloni, Liori dall'avvocato Mariano Delogu. Secondo il Pg, la prescrizione è maturata nel gennaio del 2013.

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