La Nuova Sardegna

Il ministro Boschi: la Barracciu resta

di Luca Rojch
Il ministro Boschi: la Barracciu resta

I parlamentari 5 Stelle chiedono la sua rimozione, ma il governo per ora difende l’esponente del Pd indagata

06 marzo 2014
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SASSARI. Un piccolo sussulto, quasi un’emozione. Francesca Barracciu stringe con le mani i braccioli della poltrona da sottosegretario, che ora sente più sua. Per la prima volta da quando è iniziata la tempesta dell’avviso di garanzia per i fondi ai gruppi in Regione qualcuno la difende. Lei rimane barricata dietro un silenzio assoluto davanti alla tempesta mediatica. Un’altra giornata di passione per l’europarlamentare. Il mantra è sempre lo stesso. Resistere.

Il question time. L’assalto oggi arriva dal palazzo. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, risponde nel question time alla Camera all’interrogazione presentata dai 5 Stelle. I grillini chiedono la rimozione della Barracciu. La Boschi fa capire che non sarà così. Il sottosegretario è salvo. Per ora. Nessuno si aspetti un discorso appassionato. Il ministro si limita al minimo indispensabile. A un tiepido: «Il sottosegretario Francesca Barracciu è nell’elenco degli indagati e non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia – dice la Boschi –. L’avviso di garanzia è un atto dovuto a tutela degli indagati, non è un’anticipazione di condanna». Poi un affondo da brividi che dà l’idea della prudentissima posizione dell’esecutivo. «All’esito del procedimento – conclude il ministro – il governo valuterà se chiedere le dimissioni del sottosegretario».

L’interrogazione. A portare l’attacco allo scranno della Barracciu sono i due deputati sardi del Movimento 5 Stelle. Emanuela Corda e Nicola Bianchi. Ripercorrono senza pietà la strada fatta di passi indietro e balzi in avanti che ha portato fino alla carica di sottosegretario alla Cultura. «La Barracciu solo pochi mesi fa era stata invitata dal presidente Matteo Renzi a rinunciare alla candidatura alla presidenza della Regione – accusa la deputata Corda –. Perché coinvolta nell’indagine della procura di Cagliari sull’uso dei fondi dei gruppi in Regione. Oggi viene presentata come sottosegretario. La Barracciu è indagata per peculato. Noi vogliamo capire perché Renzi ha considerato la Barracciu non candidabile come presidente della Regione, ma idonea a fare il sottosegretario. Prima accompagnata alla porta, poi fatta entrare dalla finestra».

Il suggerimento. Il ministro Boschi parla di una grande competenza della Barracciu. «Come consigliere regionale, sindaco e membro del parlamento europeo». Passa all’avviso di garanzia. «Noi non chiediamo dimissioni per un avviso di garanzia, ma per opportunità politica. Noi siamo per la presunzione di innocenza. Questo è un atto dovuto, non una anticipazione di condanna. Il procedimento è in fase preliminare. All’esito il governo valuterà se suggerire le dimissioni del sottosegretario».

I 7 giri del mondo. Senza pietà Nicola Bianchi lancia un altro affondo nella replica finale. «Chiediamo di ritirare la nomina della Barracciu. Non è idonea. La sua nomina è una consolazione. E che consolazione. Visto che da sottosegretario avrà diritto a tutti i privilegi della casta. La Barracciu si era fatta da parte perché non era eticamente corretto candidarsi dopo avere ricevuto un avviso di garanzia per avere sperperato soldi pubblici. 33 mila euro di rimborsi benzina. Con un rapido calcolo si arriva a 19.400 litri, sufficienti per fare per 7 volte il giro del mondo».

Il relativismo di Alfano. Interpellato sulla vicenda alla presentazione della nuova sede di Ncd, il leader e ministro dell’Interno Angelino Alfano commenta: «Rispettiamo la scelta del Pd».

Bindi spietata. Rosi Bindi, deputato Pd e presidente della commissione Antimafia attacca. «Il Pd deve fare una riflessione – dice a Repubblica Tv–. Annunciamo un cambiamento, chiediamo alla politica di essere trasparente. Quando abbiamo fatto le liste al parlamento lo scorso anno chi aveva l’avviso di garanzia non è stato candidato. È singolare che ora gli indagati li troviamo al governo. Il caso Barracciu è il sintomo di un comportamento vecchio della politica. Chi non è presentabile alle elezioni non può stare nel retrobottega di un governo».

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