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Jerzu piange Luigi: «Un ragazzo che pensava solo a lavorare»

Jerzu piange Luigi: «Un ragazzo che pensava solo a lavorare»

JERZU. Una notizia, quella della scomparsa improvvisa del giovane jerzese, che ha scosso il paese dei Tacchi, dove Luigi Mulas era conosciuto da tutti. Gli amici ne parlano al bar, per le strade....

26 febbraio 2014
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JERZU. Una notizia, quella della scomparsa improvvisa del giovane jerzese, che ha scosso il paese dei Tacchi, dove Luigi Mulas era conosciuto da tutti. Gli amici ne parlano al bar, per le strade. Incredulità e sgomento per una morte da tanti definita “stupida”.

Nella casetta di Cardedu, il cane Viky scodinzola in cerca di coccole e attenzioni. Ha perso il suo padrone e ha vegliato accanto all’uscio di casa per tutta la notte. Alcuni tra i familiari più stretti accolgono le persone che, per l’intera mattina, si sono avvicinati a salutare e portare una parola di conforto, ma soprattutto a sapere la verità su quanto accaduto. Dignità e compostezza, cordialità e pacata rassegnazione si leggono nei visi e nelle voci dei parenti.

Mesta e densa di emozione anche la processione alla casa del fratello di Luigi, Antonello. Al civico 19 di via Maria Carta, a Jerzu, arrivano tutti: i vicini di casa, gli amici e i compagni di Matteo e Ilaria, i piccoli nipoti del giovane allevatore. Per loro era “zio Gigi”.

E gli occhi son colmi di lacrime, tra gli abbracci e i “grazie” sussurrati. Era il più piccolo di tre fratelli. A piangerlo sono anche i suoi genitori e la sorella maggiore Raffaela.

Luigi avrebbe compiuto 36 anni ad aprile. Era un ragazzo in gamba. Forte e sicuro di sé. Negli ultimi tempi non aveva un lavoro stabile, ma non era certo il tipo capace di stare con le mani in mano. Curava il piccolo gregge di pecore e accontentava le numerose richieste che gli venivano da più parti per l’approvvigionamento del legname.

Proprio ieri avrebbe dovuto fare una consegna a un’anziana signora di Jerzu. Non ne ha avuto il tempo. C’è chi, oggi, lo ricorda compagno di classe, furbo e divertente, tenace e deciso. Chi ne esalta la disponibilità e l’affidabilità sul lavoro. Chi ne sottolinea il modo di fare, a tratti sfrontato e temerario. Chi racconta tutte le volte in cui «gli è andata bene». Facebook? «No, grazie».

Casa e campagna. Lavoro. Oggi Jerzu piange un suo figlio, “addormentatosi” in una notte silenziosa di febbraio.

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