La Nuova Sardegna

Il patto dei piccoli per pesare di più

Il patto dei piccoli per pesare di più

Accordo tra Sel, Rossomori, Partito dei sardi e Cd: niente indagati e principio di competenza

24 febbraio 2014
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SASSARI. I piccoli giganti. Sono tutti sotto la doppia cifra, schiacciati dallo strapotere del Pd. Gli altri partiti della coalizione fanno massa critica per non sparire al tavolo della trattativa. In queste ore incontreranno il governatore Francesco Pigliaru, per il primo giro di consultazioni. Arriveranno al faccia a faccia con una linea comune. C’è un filo rosso che unisce Sel, Rossomori, Partito dei sardi e Centro democratico, frutto di un accordo. «Abbiamo scelto di portare avanti dei punti condivisi da presentare a Pigliaru – spiega il presidente dei Rossomori Gesuino Muledda –. Ci sono dei criteri nella formazione della giunta e nella scelta degli assessori che per noi sono fondamentali. Non entriamo nell’aspetto dei nomi, anche se si deve discutere su tutto, ma su quello dei criteri».

La competenza. «Secondo noi la competenza deve essere il cardine della scelta degli assessori – dice Muledda –. Il che non esclude che possano essere anche politici o persone vicine ai partiti a ricoprire questi incarichi. Ma si devono seguire degli accorgimenti. Per esempio secondo me l’assessorato alla Sanità si deve dare a qualcuno che non abbia intenzione di fare politica in futuro».

Gli indagati. «Anche sul capitolo indagati non faccio una questione di nomi. Credo per esempio che Gianfranco Ganau sia un’ottima persona – afferma Muledda –, ma noi dobbiamo dare un segnale preciso alla gente. Un segnale di discontinuità con la logica della casta. Le persone sono molto attente a questi aspetti e il pensare di inserire in giunta indagati, lui o Francesca Barracciu, non può essere condiviso. La gente non capirebbe. Ma è lo stesso Pigliaru che lo dice. Non dobbiamo aggiungere nulla».

Nessuna ostilità. Muledda mette in evidenza come l’accordo tra i piccoli non nasca in un atteggiamento di ostilità o competizione con il Pd. «Saremo stupidi se pensassimo a una guerra contro i nostri alleati – spiega –. Il nostro è un atteggiamento costruttivo. Vogliamo creare dialogo».

Gli equilibri. Sul tavolo c’è la possibilità che gli assessorati vengano assegnati in base a uno schema. 4 scelti dal presidente, 4 dal Pd, 4 dagli alleati. «A noi questo tipo di schematismo sembra troppo rigido – conclude –. Per prima cosa si dovrebbe considerare un pacchetto più ampio in cui far rientrare gli assessorati, le commissioni e la presidenza del consiglio. Siamo poi convinti che i partiti che hanno almeno due consiglieri possano aspirare a suggerire a Pigliaru il nome di una persona competente che potrebbe ricoprire un assessorato. Ma ripeto il criterio della competenza, non della lottizzazione. Io sono per la coesione e non per la contraddizione. Faccio questo discorso senza voler aspirare a nulla. Al massimo datemi il ruolo di saggio». (l.roj)

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