La Nuova Sardegna

Galassia sardista al 26 per cento

di Luca Rojch
Galassia sardista al 26 per cento

Exploit del pianeta autonomista. Ma frammentato in una miriade di liste

19 febbraio 2014
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CAGLIARI. Il primo partito in queste elezioni non sa di avere vinto. Non sa di avere raccolto oltre il 26 per cento delle preferenze. Non sa che un sardo su quattro si identifica con lui. Il primo partito in realtà non esiste. È l’area sardista. Quella che racchiude l’universo dei partiti che si rifanno in qualche modo all’autonomismo.

L’affollamento. In origine erano in 17 i simboli che si rifacevano in qualche modo a una certa idea di sardità. Una galassia polverizzata in troppi piccoli partiti. Pianetini che non riescono neanche a entrare in orbita. Tutti insieme sarebbero il primo partito della Sardegna. Primato inutile. Impossibile che la Sardegna Possibile dialoghi con quella Natzione, o capisca quella di Indipendentzia Repubblica.

Il Fronte. Una superpotenza che non sa di esserlo. Ma le prove di accordo sembrano lontane. «Secondo me non c’è una grande frammentazione nel mondo indipendentista – spiega Pier Franco Devias, candidato governatore per il Fronte indipendentista unidu – o nell’area vagamente sardista. Perché o sei indipendentista o sostieni Pigliaru. Chi si è alleato con i poli italianisti non si può nascondere dietro una sigla. C’è anche un fronte neo autonomista, ma che è ancora in embrione. Questo è l’arco dei partiti che si rifanno in qualche modo a una certa idea di sardità. Ma tutti questi sono stati ingannati da una legge elettorale che è servita a realizzare un golpe tricolore». Devias boccia il sistema di voto. «È stato varato a settembre – afferma –. Noi da subito ne abbiamo denunciato il potere destabilizzante. Questa legge è stata studiata per tenere fuori noi, i grillini, la Murgia e Mauro Pili. Io ho preso 8mila voti e resto fuori. C’è gente che è entrata in consiglio regionale com neno di mille. Non mi sembra normale». Ma Devias cancella anche qualsiasi ipotesi di accordo in futuro per formare un unica coalizione di ispirazione sardista. «Forse con alcuni è possibile dialogare, ma certi partiti hanno fatto una scelta noi non potremo mai condividere. Per quello che riguarda il fronte siamo soddisfatti. Il risultato elettorale in alcune zone dell’isola è stato molto positivo. Bisogna pensare che abbiamo dato vita al Fronte indipendentista solo quattro mesi fa. Noi non abbiamo tante risorse economiche e grandi possibilità di penetrazione mediatica».

Psd’Az. L’altra metà del cielo del sardismo è nel partito che ha come leader Giacomo Sanna. «Per ora è complicato pensare a una immediata semplificazione del mondo dell’autonomismo – dichiara Sanna –. Posso dire che in un certo senso una prima contaminazione si è avuta in questa tornata elettorale. Sono i semi di un lavoro che in futuro potrà dare frutti. Ma è presto per parlare di un polo Sardista o di indipendenza. Certo si deve distinguere tra i partiti strutturati e chi fa fuge in avanti con partiti personalistici, che non avranno un futuro. Per esempio questa legge elettorale ti obbligava a entrare in coalizione per non sparire. Difficile per noi sperare di arrivare da soli oltre il 5 per cento. Ci siamo quasi riusciti, ci siamo fermati al 4,67 per cento, ma se fossimo andati da soli saremo rimasti fuori, anche se solo per un soffio».

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