La Nuova Sardegna

Fotovoltaico truffa, 500 raggirati e tredici indagati

di Enrico Carta
Fotovoltaico truffa, 500 raggirati e tredici indagati

LaTeknosol ottenne un finanziamento di quasi 3 milioni: mai erogati gli incentivi a chi aveva stipulato il contratto

16 febbraio 2014
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CAGLIARI. Il sole del fotovoltaico illuminava una truffa gigantesca ai danni della Regione e di circa cinquecento persone, con tredici indagati. Una torta da due milioni e 900mila euro di finanziamenti pubblici sarebbe stata interamente ingurgitata da due società: una di queste, la Teknosol era già finita sotto la lente d’ingrandimento della procura di Oristano che però non era riuscita a illuminare a pieno ciò su cui ora due sostituti procuratori cagliaritani, Daniele Caria e Guido Pani, stanno puntando i riflettori.

La seconda società, secondo gli inquirenti, sarebbe stata una sorta di parasole della prima, così da mascherare il presunto raggiro che alcuni mesi fa era stato segnalato alla procura proprio dai funzionari della Regione.

Ma c’è un terzo elemento che sarebbe stato il motore che avrebbe consentito di indirizzare l’intero finanziamento regionale per gli incentivi alle energie alternative e, nel caso specifico, per il fotovoltaico. Il terzo tassello del mosaico sarebbero i dipendenti di alcuni uffici postali privati, uno a Sinnai e due a Cagliari, capaci di inviare in un solo minuto 225 raccomandate.

È il 5 febbraio del 2013 quando questo accade. Il bando regionale prevedeva che ad aggiudicarsi gli incentivi sarebbero state le richieste prime arrivate in ordine di tempo: ovviamente i funzionari dal dito più veloce della Sardegna riescono in quell’unico minuto ad accaparrarsi tutti finanziamenti. Di tempo ne passa un po’ di più, ma non troppo, prima che i funzionari regionali mettano piede in procura per segnalare l’anomalia di un’unica società che in un lampo incassa tutto.

Messi i due milioni e 900mila euro in tasca, la Teknosol avrebbe iniziato la caccia ai clienti ed è qui che comincia il secondo round, perché la procura cagliaritana ritiene che il raggiro sarebbe stato effettuato nei confronti di chi stipulava i contratti, senza poi vedere un solo euro dei famosi incentivi promessi. Eppure per ogni chilowatt di energia di potenza dell’impianto dovevano essere dispensati settecento euro. Dal momento che quasi tutti gli impianti avevano una potenza di sei chilowatt, a ciascun privato ne sarebbero dovuti andare 4.200. Eppure, di quei soldi non un centesimo si sarebbe visto. Così, una dietro l’altra, gli avvocati Rossella Oppo e Michele Schirò, hanno raccolto oltre cento denunce.

Ma di presunti truffati in giro per tutta l’isola ce ne sarebbero circa cinquecento. Un numero da capogiro per un’inchiesta che il nucleo investigativo regionale del Corpo Forestale, coordinato dal comandante Ugo Calledda, deve ancora analizzare in tantissimi aspetti.

Intanto la Regione ha preso le sue contromisure, sospendendo la graduatoria e quindi l’erogazione degli incentivi. Di fronte a ciò, con i vertici e persino numerosi agenti indagati, la Teknosol si difende.

Le parole sono dell’avvocato Antonio Incerpi che da tempo si stava occupando del caso: “È una topica clamorosa, perché le due società non hanno agito in collaborazione tra di loro. Il punto di contatto è l’ingegnere che svolgeva le pratiche urbanistiche. La Teknosol con la questione delle poste private nulla ha a che fare e l’invio di così tante raccomandate in un minuto sarebbe possibile grazie all’utilizzo di un software che anche il ministero autorizza”. Versione opposta quindi, ma l’inchiesta corre.

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