La Nuova Sardegna

Meno tasse e più lavoro: ricetta anti spopolamento

di Silvia Sanna
Meno tasse e più lavoro: ricetta anti spopolamento

Il candidato governatore: «Addio a Equitalia, sì all’agenzia sarda delle entrate Fondamentale concedere sgravi fiscali a chi crea occupazione nell’isola»

04 febbraio 2014
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SASSARI. Sgravi fiscali alle imprese che investono in Sardegna, energia e benzina a basso costo per creare posti di lavoro, ridurre le tasse e contemporaneamente garantire i servizi. E poi turismo ben oltre i mesi canonici con un’attenzione particolare verso l’ambiente. È questa la ricetta del Movimento Zona Franca guidata da Gigi Sanna, il professore allergico ai compromessi: «Solo così eviteremo il disastro per l’isola».

Che cosa l'ha spinta a candidarsi?

«La passione che ho visto negli attivisti del movimento. Politica è generosità e altruismo, non poltrone».

Il Movimento che l'ha indicata come leader è figlio di una scissione: quali sono le ragioni che vi hanno portato a separarvi dall'altra lista che si ispira alla zona franca?

«Il Movimento è nato apartitico, quindi trasversale. Quando lo staff "tecnico-giuridico" ha scelto di sposare Cappellacci, senza la legittimazione democratica dell'assemblea, il Movimento ha detto no. Più che scissione è stato un logico "ammutinamento del bounty" contro chi voleva instaurare un regime de facto, assurdo in un movimento civico».

Da qui la decisione di correre da soli?

«Per il Movimento è già una vittoria poter partecipare dopo le innumerevoli difficoltà di questa legge elettorale canaglia. Quella che per molti viene vista come una debolezza, in realtà è per noi un grande punto di forza: non essere scesi al classico compromesso politico che ha portato la Sardegna alla rovina per 60 anni».

Che tipo di zona franca immagina per la Sardegna?

«La zona franca del lavoro: urge un radicale sgravio fiscale per tutti coloro che vogliono investire e creare occupazione, inoltre energia e idrocarburi senza Iva e accise (benzina a 1 Euro). Creare posti di lavoro aumenta le entrate fiscali, di conseguenza si possono abbassare ulteriormente le tasse indirette, quelle che colpiscono di più le fasce più deboli».

Il candidato governatore del centrosinistra sostiene che quella della zona franca integrale sia una strada impercorribile, perché la Sardegna non sarebbe in grado di garantire servizi fondamentali come l'assistenza sanitaria.

«Già oggi le entrate Iva stanno diminuendo in modo vertiginoso e i costi della sanità stanno invece crescendo di anno in anno. Se non invertiamo la tendenza, andremo incontro al collasso nel giro di pochissimo tempo. Solo con la zona franca possiamo ricominciare a produrre, creare posti di lavoro e pagare i servizi. Detto da chi ha messo a totale carico della regione Sardegna il capitolo sanità, sembra quasi una beffa! Se fosse vero quello che dice Pigliaru, perché in tutte le zone franche europee e mediterranee si guadagna di più e i servizi sono di migliore qualità rispetto alla Sardegna?»

La Sardegna attraversa una crisi economica terribile. Quali sono gli errori più gravi commessi dalla politica?

«Gli errori programmatici sono gravi ma "umani" anche se la serie infinita di Cappellacci invita alla superstizione. L'errore più grave è stato svendere gli interessi dei sardi e della Sardegna allo Stato Italiano: il degrado morale ed etico di questa classe politica è imperdonabile».

Su quali settori puntare per far ripartire l'economia ?

«Agroalimentare con prodotti biologici e di qualità, turismo per almeno 8 mesi l'anno e distretti industriali artigianali con tecnologie moderne»

Che tipo di sviluppo turistico?

«Ci sono 160 formati di turismo nel mondo, la Sardegna ne potrebbe sviluppare circa 80 ma finora nei litorali si è vissuto di spiaggia, mare e sole. Il turista vuole di più, dobbiamo adeguare la nostra offerta»

La battaglia sul piano paesaggistico, gli scontri sulla tutela delle coste: qual è la sua posizione?

«Finora abbiamo sempre avuto un piano "abrogativo" mai un piano "propositivo". Ristrutturiamo le nostre case con l'obiettivo di risparmiare energia e ricominciamo ad amare la bellezza. E finiamola di far vivere alcuni di noi in scantinati come fossimo topi».

Il Movimento da lei guidato ha annunciato la volontà di chiudere Equitalia e aprire l'agenzia sarda delle entrate. È un primo passo verso l'indipendenza della Sardegna?

«Nel caso dell'agenzia delle entrate si tratta più di forme di autonomia. Mentre diventare Zona Franca integrale extradoganale è una forma d'indipendenza non dichiarata».

Indipendentismo e sovranità: declinati in forme diverse, i due concetti ritornano in tutti i programmi.

«Non so nulla circa il concetto di sovranità nella politica sarda. So invece dell'indipendentismo, elaborato ideologicamente nel famoso congresso storico di Porto Torres, ispirato soprattutto dagli scritti teorici di Antonio Simon Mossa e dalla "Lettera ai Sardisti" di Michele Columbu. L'indipendentismo, che non è separatismo, è il massimo di autonomia senza interferenze alcune da parte dello Stato».

I giovani vanno via in cerca di opportunità lavorative. Che fare per trattenerli?

«Creare posti di lavoro qui con la zona franca integrale. Nessuno riesce a proporre progetti economici realizzabili e concreti come la zona franca».

Che cosa pensa dei Master&back, dell'opportunità di studio e lavoro all'estero?

«Senza offerte di lavoro in Sardegna il programma ha già cambiato nome: Master never back».

Se sarà eletto, come gestirà la vicenda Abbanoa, la società di gestione del servizio idrico in balìa dei debiti?

«È scritto nel programma: chiudiamo Abbanoa e ridiamo le competenze ai Comuni. Meglio una fine con uno choc che uno choc senza fine».

Un recente studio ha annunciato il rischio estinzione per molti paesi sardi. Che fare per le zone interne?

«Con la zona franca integrale mettiamo le ali anche alle zone interne. Dobbiamo ridiventare una comunità sana e prolifica. Con un tasso di fecondità di 1.1 figli pro donna rischiamo l'estinzione in tutta la Sardegna».

Un breve giudizio sui suoi competitors, iniziando da Cappellacci, poi Pigliaru, Pili, Murgia e Devias.

«Devono essere tutti molto più bravi di noi, perché hanno molta più visibilità da parte di stampa e televisioni. O no?»

Da chi di loro si sente distante e con chi invece pensa di avere qualcosa in comune?

«Ci sono due fronti, Murgia, Devias, Pili, Movimento Zona Franca da una parte e i capi di succursali sarde alle dipendenze delle centrali a Roma dall'altra».

Qualcuno dice che destra e sinistra sono uguali.

«No, mai e poi mai. Sono solo due gemelli siamesi»

Lei ha un passato sardista, come giudica l'alleanza del Psd'Az con il centrodestra?

«Un disastro strategico e una contraddizione assurda. Lo chieda a coloro che nel 1981 hanno gridato "mai con i partiti italiani"! Lo stesso disastro ci sarebbe stato se i sardisti fossero andati con il Pd di Pigliaru. Ma il disastro incominciò quando fu formata la giunta Melis: i sardi rimasero frastornati e il movimento iniziò il declino perché diventò partito strutturato».

Che cosa pensa di questa campagna elettorale?

«Non posso giudicarla visto che finora stampa e televisione ci hanno messo fuori dalla stessa».

Qual è stato il migliore presidente della Regione? E il peggiore?

«Mario Melis il migliore per questioni di sardità. Per lo stesso motivo il peggiore non può che essere Cappellacci».

A parte lei, chi vorrebbe vincesse le elezioni?

«Papa Francesco. Se non è disponibile mi accontenterei della reincarnazione sarda di Nelson Mandela».

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