La Nuova Sardegna

Storia di Kurt Cobain Da alieno ai Nirvana Una biografia a fumetti

di Fabio Canessa
Storia di Kurt Cobain Da alieno ai Nirvana Una biografia a fumetti

Intervista con lo sceneggiatore Danilo Deninotti Autore del libro disegnato da Toni Bruno edito da BD

23 gennaio 2014
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SASSARI. A inizio aprile saranno vent'anni esatti dalla morte. Kurt Cobain se ne andava e finiva l'esperienza dei Nirvana. Ancora oggi però le loro canzoni continuano ad essere amate in tutto il mondo e il loro leader venerato da milioni di appassionati. Alla parte della sua vita meno conosciuta, dall'infanzia all'adolescenza fino all'inizio del successo, è dedicata la biografia a fumetti "Kurt Cobain – Quando ero un alieno". Un volume, pubblicato da Edizioni BD, disegnato da Toni Bruno e scritto da Danilo Deninotti.

Lo sceneggiatore, piemontese, sarà domani a Sassari alla Libreria Azuni (dalle 18.30) per presentare il libro che ha avuto grande successo tanto da richiedere subito una seconda edizione.

Deninotti, era un adolescente quando i Nirvana spopolavano. Li ascoltava anche lei?

«Sì, certo. Sono nato nel 1980 e credo che la musica dei Nirvana sia la prima cosa che ho ascoltato con cognizione di causa. Quando avevo dodici anni mi passarono la cassetta dell’album “Nevermind” e da lì ho iniziato il mio percorso di conoscenza musicale».

Si ricorda la morte di Kurt Cobain. Come venne a sapere la notizia?

«Me lo ricordo perfettamente. Giocavo a pallavolo, nell’under 14 della squadra della mia città, e ci stavano preparando per una partita quando è arrivato un compagno che ci ha detto, a me e altri due che ascoltavano i Nirvana, che Kurt Cobain era morto».

Dietro al fumetto c'è quindi questa passione, ma com'è stato il percorso editoriale che ha portato alla sua realizzazione?

«Un percorso lungo. Edizioni BD non fa solo fumetti e da qualche anno ha una collana di libri musicali. Nell'autunno del 2011 l’editor Andrea Ferrari mi ha riferito l’idea di mescolare le due cose, fare dei fumetti un po’ particolari su delle icone della musica, ed è saltato subito fuori il nome di Cobain. Ho presentato poi tre-quattro versioni del soggetto, sino all’approvazione di quella definitiva nell’inverno del 2012. A quel punto siamo andati alla ricerca del disegnatore e dall’aprile scorso Toni Bruno ha iniziato a lavorare sulla sceneggiatura finita».

Perché ha deciso di concentrarsi sulla vita di Cobain prima del successo?

«Sono un profondo musicomane, ho sempre letto tanti libri e visto molti film sulla musica e il Cobain che usciva, che veniva raccontato, era sempre quello del successo, la depressione, la droga e la morte. L’idea di concentrarmi sul prima mi è venuta guardando il film “Nowhere Boy” sull’infanzia di John Lennon. Da qui il progetto di raccontare la crescita di una persona, di un ragazzino, prima del successo. Un ragazzino della provincia di Seattle che nella mia testa in fondo è uguale, per come vive le passioni, la diversità, da me che vengo dalla provincia di Cuneo o da un altro dell’hinterland di una grande città».

Che tipo di lavoro di documentazione ha svolto?

«Ho fatto in pratica un grande ripasso. Sono andato a riprendermi tutti i libri, i vari documentari che avevo, concentrandomi su quella parte che mi interessava come la questione aliena. Cobain diceva che quando era un bambino pensava di essere figlio di una famiglia aliena che lo aveva mollato lì ad Aberdeen nello stato di Washington. La frase “quando ero un alieno” comparirà poi anche nella canzone “Territorial Pissings”. Partendo da questo il lavoro di documentazione è stato eseguito in funzione di quello che ha poi fatto il disegnatore. Ogni ambientazione, ogni situazione è vera, ricostruita con tutti i dettagli. Ci sono per esempio tavole o vignette con i poster che Cobain aveva in camera».

I dialoghi sono pochi, un interessante lavoro di sottrazione. Una sua scelta precisa?

«Sì. L' idea era lasciar parlare soprattutto le immagini e sapevo che Toni era molto bravo a far passare tutte le emozioni che ci sono dietro ai personaggi, a far parlare i loro visi e l’ambiente».

Anche quella di affidare la prefazione a Davide Toffolo è stata una sua idea?

«Sono fan di Toffolo da molto tempo e allora ho fatto subito il suo nome quando ci siamo messi a ragionare con Edizioni BD e l’ufficio stampa. Mi hanno però fatto uno scherzo e solo quando ho aperto il libro stampato ho letto la bella presentazione di Toffolo».

La collaborazione con il disegnatore Toni Bruno com'è andata?

«Cercavamo proprio un disegnatore come lui. Iperrealista, ma capace di lavorare sulle tavole anche in modo onirico. Ha funzionato tutto bene, è stato bravissimo e veloce».

Perché avete puntato sui toni azzurri?

«Una scelta di Toni, una cosa su cui aveva già lavorato e secondo me è una tonalità perfetta perché rende bene l’umore delle tavole».

Le piacerebbe raccontare a fumetti la storia di qualche altra grande icona della musica?

«Non sarebbe male, ma non dipende tanto da me e non saprei davvero chi scegliere. Diciamo che da lettore non mi dispiacerebbe leggere un fumetto su Patti Smith».

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