La Nuova Sardegna

Il governo impugna il Pps e lo blocca: è scontro elettorale

di Alfredo Franchini
Il governo impugna il Pps e lo blocca: è scontro elettorale

Scattato il ricorso alla Consulta: manca il parere del ministero. Il mistero della bocciatura nota sin da dicembre e denunciata dal centrodestra soltanto ora

18 gennaio 2014
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CAGLIARI. Mai come questa volta l’impugnazione di una legge della Regione, (il nuovo Piano paesaggistico), era attesa. Rispetto alle altre venti leggi impugnate in questa legislatura appena conclusa, il ricorso sul Pps era stato annunciato ai primi di novembre dal ministero dei Beni culturali e notificato alla Regione alla fine di dicembre, prima della scadenza dei termini.

La notizia è stata data solo ieri ed è un mistero: perché la giunta ha preso atto solo ieri della decisione del governo Letta di sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale? D’altra parte l’impugnazione era scontata perché il ministero aveva denunciato la mancata conclusione delle procedure di co-pianificazione necessarie per legge. Il governo regionale invece, tenne sulla vicenda una posizione diversa: «La competenza è solo nostra».

Il risultato, però, è che la polemica tra ministero e presidenza della Regione, scoppiata a novembre, ha trovato la sua logica conseguenza a campagna elettorale ormai apertissima, a soli ventinove giorni dalle elezioni.

E ora è di nuovo polemica: «Da sardo sono indignato, è l’ennesimo atto arrogante del governo centrale», afferma Cappellacci, «la giunta regionale ha deliberato di resistere davanti ai giudici costituzionali e difendere le funzioni della nostra autonomia», afferma il presidente della Regione alla vigilia della kermesse con cui si prepara ad affrontare l’ultimo mese di campagna elettorale.

Il Ppr, ribattezzato in piano paesaggistico dei sardi, è al centro di un conflitto di competenze tra Stato e Regione ma è contestato dal ministero dei Beni culturali anche nella sostanza sintetizzata dalla coesistenza di due norme diverse: il piano paesaggistico del 2006, (giunta Soru) e quello approvato il 29 ottobre scorso dall’esecutivo di Cappellacci. Norme che il sottosegretario del ministero, Ilaria Borletti, aveva definito «dissonanti».

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