La Nuova Sardegna

Saremar blocca il trasporto dei missili

di Pier Giorgio Pinna
 Saremar blocca il trasporto dei missili

Augusta o Cagliari? Ancora incertezza sul porto italiano per i veleni siriani, oggi il ministro Bonino ufficializza la scelta

16 gennaio 2014
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SASSARI. Tre importanti sviluppi sul fronte dei veleni militari. La prima novità è un'indiscrezione da Roma: fonti della Difesa assicurano che le armi chimiche non arriveranno in Sardegna, la loro destinazione sarebbe la Sicilia, forse Augusta. Ma Giacomo Sanna (Psd’Az) batte un’altra pista: «Secondo le notizie che mi pervengono in queste ore la nave danese Ark Futura che trasporta le sostanze provenienti dalla Siria è al porto di Cagliari», ha rivelato ieri pomeriggio in consiglio regionale. Stamane se ne saprà di più, quando il ministro degli Esteri indicherà lo scalo italiano per lo stoccaggio. Dalla Maddalena la seconda notizia: sulla scia di proteste e manifestazioni Cappellacci ha dato ordine di una retromarcia, e così la compagnia dell'amministrazione sarda, la Saremar, ha annunciato ai Comandi militari la “cessata disponibilità” a garantire il trasferimento di materiale bellico dai depositi di Santo Stefano a Palau. L'ultima nota: le prese di posizione contro le nuove manovre nell'arcipelago, alla vigilia del voto per le regionali, si fanno sempre più incalzanti, anche a prescindere del fatto che i veleni siriani vengano destinati altrove.

Comunicazioni ufficiali. Meglio andare con ordine, comunque. Dopo settimane di misteri, che hanno contribuito ad alimentare paure e tensioni in Sardegna, oggi nella capitale è il giorno delle rivelazioni sul fronte degli impegni assunti dal governo italiano per lo smaltimento delle armi chimiche provenienti dal Medio Oriente. Emma Bonino dirà se effettivamente la scelta finale è caduta su uno scalo siciliano. A quel punto alla Maddalena, a Oristano e a Cagliari tireranno un sospiro di sollievo.

Allo stato attuale, c'è a ogni modo una circostanza indiretta che sembra avvalorare il pericolo scampato, almeno in quest'occasione, per l'isola più gravata di servitù militari dell'intero Mediterraneo. Al di là del comprensibile riserbo che in casi del genere si fa sempre calare su vicende delicate come questa, nessuno dei Comandi sardi sembra essere stato interessato da movimenti eccezionali o dall'annunciato arrivo di carichi straordinari per i prossimi giorni. Stesso discorso riguarda altre autorità, come le Capitanerie, gli Uffici marittimi e organismi civili chiamati a intervenire in sinergia per emergenze tanto complesse.

Assemblee e sit-in. Al termine di una lunga serie di manifestazioni, la Saremar, si è dunque chiamata fuori da ogni operazione collegata ad attività militari. Sino a martedì aveva confermato il suo impegno con dispacci inequivocabili, ma ieri i dirigenti della società hanno scritto un messaggio fax urgente ai Comandi locali: «Con riferimento alla nostra comunicazione protocollata del 14 gennaio, vi comunichiamo che, a seguito di disposizione della Regione, il trasporto di merci pericolose da Santo Stefano a Palau non sarà più effettuato». La motonave torna quindi al suo "regolare servizio di linea".

A confermarlo, lo stesso governatore, evidentemente non più in grado di tollerare nuove accuse di atteggiamento contraddittorio in campagna elettorale, proprio lui che aveva sostenuto l'impraticabilità di una soluzione sarda per le armi chimiche. All'agenzia Ansa Ugo Cappellacci ha così spiegato di aver dato precise indicazioni perché la Saremar «non presti collaborazione rispetto a operazioni che possano essere connesse, o anche solo indirettamente riconducibili, all'operazione annunciata dal ministro». «La Sardegna non è la pattumiera dell'Italia e il governo è diffidato dall'assumere iniziative in senso contrario alla nostra volontà», ha aggiunto il presidente, ora ricandidato per il centrodestra.

I precedenti. La decisione di oggi, com'è naturale, non cancella la tolleranza del passato. Da agosto a dicembre ci sono state infatti svariate corse per consentire lo svuotamento dei tunnel sotterranei di Santo Stefano e il carico dei camion militari: alcune garantite da armatori privati, altre proprio dalla compagnia che fa capo alla Regione. Niente a che fare, comunque, stando almeno alle rassicurazioni che arrivano da Sassari, con il giallo nato due anni e mezzo fa.

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