La Nuova Sardegna

Le feste tragiche dei Basile: tre anni fa un omicidio a Natale

Le feste tragiche dei Basile: tre anni fa un omicidio a Natale

Ciriaco, 36 anni, fu freddato in una stradina di campagna Era fratello e zio dei protagonisti del delitto di ieri

02 gennaio 2014
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BITTI. È una famiglia segnata dal dolore per i morti ammazzati, quella dei Basile. Ieri con Franco, morto a 41 anni sotto i colpi esplosi dal figlio Pietro, il 25 dicembre del 2010 con Ciriaco, ucciso in un agguato all’età di 36. Tragedie diverse per modalità e motivazioni che in comune hanno il periodo in cui sono accadute: le festività tra fine inizio d’anno.

A casa Basile infatti il Natale non è più lo stesso dal 2010, quando la mattina del 25 dicembre il corpo del figlio maschio più giovane, Ciriaco, fu ritrovato martoriato dai pallettoni nelle campagne di Goloneo. Ucciso nel più classico dei modi barbaricini, da un sicario nascosto dietro un muretto a secco accanto al cancello del suo ovile. All’alba, proprio il giorno di Natale.

Ciriaco Basile aveva raggiunto la sua piccola azienda zootecnica alle sei del mattino per accudire il gregge. Sapeva di correre un rischio: appena quattro anni prima era sfuggito a un agguato, le fucilate lo avevano raggiunto a una mano in modo non grave, ma era scampato miracolosamente alla morte. All’epoca guidava una motocarrozzetta, la classica Ape Piaggio, il giorno della morte un Fiorino Fiat, lo stesso – a quanto sembra – con il quale ieri il nipote Pietro Basile è scappato dopo l’omicidio del padre. Ciriaco era sceso dall’auto ed era stato freddato prima di poter aprire il cancello del tancato. Un delitto annunciato, perché due anni dopo il tentato omicidio del 2006, il suo gregge era stato sterminato in piena notte.

Ma nonostante questi inquietanti segnali che facevano presagire una tragedia, Ciriaco Basile aveva continuato la vita di sempre, secondo il rituale che distingue la vita dei pastori, fatto di levatacce e abitudini consolidate: in poche parole, di orari ben definiti che in più di un caso sono diventati appuntamenti con la morte.

Anche lui, come il fratello ucciso ieri, era separato dalla moglie. Allo stesso modo non aveva buoni rapporti con la sua ex consorte. Ed era accaduto che dopo le rispettive separazioni i due uomini fossero tornati entrambi ad abitare con gli anziani genitori.

Le indagini delle forze dell’ordine allora si mossero in più direzioni. Andando a cercare un movente in alcuni precedenti penali dell’allevatore, ma anche indagando in quegli ambienti della pastorizia che in Barbagià spesso costituiscono l’humus ideale per piccole e grandi criminalità. Indagini che non sottovalutarono neppure, stando alle cronache dell’epoca, eventuali rancori legati ai dissapori familiari della vittima. Ma a poco più di tre anni da quell’alba di Natale i responsabili dell’omicidio non hanno ancora un volto e un nome. (r.n.)

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