La Nuova Sardegna

Alluvione, funzionari comunali e provinciali interrogati in Procura

di Giampiero Cocco
Alluvione, funzionari comunali e provinciali interrogati in Procura

I magistrati nei prossimi giorni sentiranno anche gli amministratori. Un velivolo dell’Aeronautica realizzerà nuove mappe delle zone colpite SPECIALE ALLUVIONE

03 dicembre 2013
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OLBIA. La “fase due” nelle indagini avviate con le tre inchieste aperte sull’alluvione, che ha portato lutti e distruzione in Gallura, è cominciata sabato scorso, con l’interrogatorio di una decina di persone «informate sui fatti».

Accelerazioni. Una raffica di interrogatori a funzionari pubblici e responsabili di vari settori dei Comuni di Olbia, Arzachena e delle amministrazioni provinciali di Sassari e della “ex” Olbia-Tempio da parte del pm inquirente, Riccardo Rossi, il quale nei prossimi giorni sentirà gli attuali amministratori (e anche tanti ex) locali. L’accelerazione nelle indagini, dopo la prima fase – quella delle acquisizioni documentali, con sequestri e perquisizioni che hanno impegnato gli uomini della polizia giudiziaria per due settimane e che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di tre persone, due tecnici ed un costruttore –, è stata aperta sabato scorso dal pm inquirente.

Le opere di manutenzione. Il magistrato ha convocato a Tempio due funzionari del Comune di Olbia per sentirli in merito alle manutenzioni della rete dei canali delle acque bianche, della rete fognaria cittadina e dei tombini per la raccolta delle acqua piovane prima del 18 novembre, quando gli effetti del ciclone Cleopatra sono stati devastanti e luttuosi per la città e il suo hinterland. Nel frattempo, ogni pomeriggio, il pool di periti (un urbanista, un ingegnere idraulico e due geologi) e gli ufficiali di polizia giudiziaria riferiscono agli inquirenti sugli sviluppi fatti nel studiare la montagna di carte messe sotto sequestro al Comune di Olbia e in misura minore ad Arzachena. Si tratta di visionare un centinaio di faldoni che racchiudono la summa dei 16 piani di risanamento cittadini con particolare riferimento alle sanatorie rilasciate negli anni su abusi edilizi insanabili, quali quelli riferibili ad abitazioni o strutture pubbliche realizzate in zone sottoposte a vincoli idrogeologici, come gli argini dei canali e le zone umide, ovvero gli ex acquitrini che circondavano la città di Olbia.

Nuove carte. Nelle prossime ore un velivolo dell’aeronautica militare sorvolerà l’area olbiese per effettuare delle riprese video e fotografiche del territorio, mentre un elicottero del corpo forestale sarà impiegato per focalizzare, sempre attraverso documentazione video-fotografica, i diversi percorsi dei fiumi che convogliano le acque piovane sulla città. Un’inchiesta mastodontica, quella intrapresa dal sostituto procuratore Riccardo Rossi, il titolare delle tre inchieste che sono condotte a 4 mani con il capo della Procura gallurese, Domenico Fiordalisi. Ai consulenti è stato affidato il compito di accertare se, nell’evento eccezionale del 18 novembre che ha messo in ginocchio l’economia della città abbia avuto un ruolo lo scempio urbanistico protrattosi per decenni a Olbia. In questo periodo c’è stato l’interramento dei letti di fiumi e la realizzazione di infrastrutture pubbliche su aree sottoposte a vincoli ambientali e idrogeologici.

Il 18 novembre in bassa Gallura si sono abbattuti 91 millimetri d’acqua contro i 450 del centro Sardegna (Orgosolo e Oliena) e i 210 della zona di Torpè-Posada: i dati sono stati comunicati dai diversi centri meteorologici attivi nell’isola.

Il boom edilizio. La sensazione è che i magistrati inquirenti vogliano spulciare le carte dei decenni di abusivismo edilizio che hanno fatto crescere, in modo disordinato, la città. Una crescita esponenziale sotto il profilo demografico, ma anche dal punto di vista delle cubature, un mattone selvaggio al quale non ha fatto seguito un armonico piano urbanistico a causa della pioggia di cemento che aveva “occupato” ogni angolo libero attorno all’originario nucleo urbano.

La seconda fase. La seconda fase delle indagini è quindi avviata, con una raffica di interrogatori che sono il preludio per una serie di iscrizioni, alcune delle quali eccellenti, sul registro degli indagati della procura della Repubblica di Tempio. I reati ipotizzati sinora sono quelli di omicidio plurimo colposo e disastro colposo a carico di ignoti. Fatta eccezione per la contestazione elevata nei confronti di Claudio Rossi, amministratore delegato della “Rossi Spa”, l’impresa romana che, tra la fine degli anni 80 e tutti gli anni 90 realizzò le infrastrutture pubbliche della zona industriale di Olbia e la strada provinciale Olbia-Tempio, dove il crollo della massicciata ha provocato, in quel lunedì nero, la morte di tre persone.

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